Danis Tanović torna in competizione alla Berlinale con un film drammatico ambientato in un hotel di Sarajevo, incentrato sul centenario dell’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando.
Dopo aver vinto due Orsi d’Argento per An Episode in the Life of an Iron Picker nel 2013, uno dei quali è andato all’attore non professionista Nazif Mujić, il principale regista bosniaco, Danis Tanović, torna in competizione alla Berlinale con Death in Sarajevo [+]. Il dramma, ambientato in un hotel di Sarajevo e incentrato sul centenario dell’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando, è uno sguardo alla società bosniaca ed europea contemporanea e riflette su come il passato e il presente siano indissolubilmente intrecciati.
Una breve lezione di storia dalla giornalista televisiva Vedrana (Vedrana Seksan, di Our Everyday Life ), che si trova sul luogo in cui Gavrilo Princip sparò all’arciduca austriaco, presenta i dettagli dell’assassinio. Poi si entra nell’Hotel Europe, in cui il direttore Omer (Izudin Bajrović, di A Stranger ) aspetta trepidante l’ospite francese VIP, Jacques (l’attore francese veterano Jacques Weber), relatore principale del gala dell’UE per la celebrazione del centenario.
Dopo l’arrivo di Jacques, la scrupolosa receptionist Lamija (l’ispirata Snežana Vidović, diThe Hunting Party) porta la sua camicia in lavanderia e la seguiamo per l’hotel, mentre una carrellata ci presenta alcuni dei personaggi.
Ma Omer ha un’altra missione: cercare di evitare uno sciopero del personale, che non viene pagato da due mesi. Poiché i lavoratori non vogliono ritrattare, chiede aiuto a Enco (Aleksandar Seksan), proprietario dello strip/poker club nel seminterrato dell’hotel e ai suoi scagnozzi.
Nella sala di videosorveglianza, Edo (Edin Avdagić, de I Ponti Di Sarajevo ) guarda Jacques che ripassa il suo discorso. Sebbene incespichi nel nome di Gavrilo Princip, è abbastanza sicuro di ciò che vuole trasmettere. E sul tetto, Vedrana sta intervistando il discendente fittizio di Princip, chiamato anch’egli Gavrilo (Muhamed Hadžović, daNeve ). Davanti alle telecamere i due hanno un diverbio che rapidamente passa dal ruolo di Princip nella storia (eroe o terrorista?) alle questioni della più recente guerra, fino all’infinita divisione della Bosnia tra “noi” e “loro”.
L’intero film si svolge nell’albergo, e Tanović trasforma il limite in un vantaggio, passando da una trama a un’altra. Sul tetto si discute di storia e religione; nella parte centrale della struttura, c’è tensione per il grande evento e lo sciopero; e nel seminterrato regna la malavita. Un altro metodo efficace è l’uso giocoso delle carrellate attraverso l’edificio labirintico, ad opera del fidato direttore della fotografia di Tanović, Erol Zubčević. Le scene sul tetto mostrano anche dei moderni edifici in vetro e metallo nella zona, in contrasto sia con gli interni dell’hotel che con i diverbi sulla storia.
Il film è basato sul monodramma Hotel Europe di Bernard-Henri Lévy, in cui Weber ha creato il personaggio di Jacques, e il regista lo amplia, mostrandoci il volto della società tormentata e frustrata della Bosnia, ma anche guardando al ruolo (incompiuto) dell’Europa nella formazione del Paese.
Le implicazioni sono innumerevoli, e il regista non tenta di fornire alcuna risposta. Dato che anche un centinaio di anni dopo l’assassinio che ha scatenato la Prima Guerra Mondiale non vi è alcun consenso nei Balcani sul ruolo storico di Princip, i recenti eventi tragici e le divisioni attuali saranno difficilmente risolti presto. Ma ciò che offre Tanović è la speranza che i vicini possano trovare il modo di coesistere, se riusciranno a vedersi come esseri umani, invece di “noi” e “loro”.
Death in Sarajevo è una co-produzione tra la bosniaca SCCA/Pro.ba e la francese Margo Cinema, con The Match Factory alla gestione delle vendite internazionali.
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