Le bizze del tempo non rovinano solo i week end al mare degli italiani ma provocano danni nelle campagne dove colpiscono anche le api che restano nelle arnie per effetto della pioggia durante la fioritura primaverile senza riuscire a svolgere il prezioso lavoro di trasporto del polline ma a rischio è anche la produzione di miele, con cali in questo inizio stagione che raggiungono in alcune zone il 50%. E’ la Coldiretti a lanciare l’allarme sugli effetti del maltempo che sta ostacolando il lavoro delle api disturbate dalle piogge e le temperature altalenanti. Questa primavera instabile – sottolinea la Coldiretti – sta creando grossi problemi agli alveari in alcune aree del Paese perché le piogge continue e intense hanno compromesso le fioriture e le api non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare e quindi non sono riuscite a produrre miele. La più compromessa è stata la fioritura dell’acacia, che è tra le più importanti per gli apicoltori e che ha registrato una produzione di miele inferiore anche del 50% rispetto alle annate normali.
Se non ci sarà una inversione di tendenza nei prossimi mesi il crollo delle produzioni – continua la Coldiretti – apre le porte alla diffusione di miele importato in una situazione in cui già un barattolo di miele su due in vendita in Italia è stato in realtà prodotto all’estero per effetto del record nelle importazioni che hanno raggiunto la quantità di 23,5 milioni di chili nel 2015, con un aumento dell’11 per cento rispetto all’anno precedente, secondo una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat. Le importazioni nel 2015 – spiega la Coldiretti – hanno raggiunto il massimo di sempre e provengono principalmente dall’Ungheria con 7,4 milioni di chili, seguita dalla Cina con 4,8 milioni di chili, quasi il doppio rispetto allo scorso anno, e poi dalla Spagna che con 2,3 milioni di chili sorpassa la Romania, comunque in crescita con 1,9 milioni di chili. La produzione in Italia – sottolinea la Coldiretti – era peraltro risultata in aumento lo scorso anno con quantità stimate sui 23 milioni di chili di un prodotto importante in quanto tale ma anche per l’essenziale lavoro di impollinazione delle api, perché come diceva Albert Einstein: “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Per evitare di portare in tavola prodotti spacciati per Made in Italy, ma provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – consiglia la Coldiretti – occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica.
Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina e in Romania) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.
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