Onu: “Stop alla censura online, Internet è un diritto”
“I diritti umani vanno rispettati online proprio come nella vita offline” ha spiegato l’Onu in risposta alla lettera aperta inviata da 90 organizzazioni per denunciare i ripetuti blocchi nella comunicazione attuati nel corso degli ultimi anni da alcuni paesi.
15 censure nel corso del 2015, 20 solo durante i primi mesi di quest’anno. Sono gli ultimi blocchi della comunicazione online attuati da alcuni paesi che hanno fatto scattare la campagna KeepItOn lanciata da 90 organizzazioni di 41 nazioni e che hanno portato ad una risoluzione della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite in favore di chi lotta per la libertà del web. “I diritti umani vanno rispettati online proprio come nella vita offline” ha spiegato l’Onu in risposta alla lettera aperta inviata dalle organizzazioni per denunciare i ripetuti blocchi nella comunicazione attuati nel corso degli ultimi anni da alcuni paesi.
Una denuncia che ha come obiettivo quello di sostenere la diffusione dell’accesso alla Rete come metodo per superare il Digital Divide, basandosi sul web per migliorare la collaborazione tra i cittadini. Un concetto sostenuto anche dall’Italia con la Carta dei diritti della Rete approvata lo scorso novembre dalla Camera dei Deputati, un documento che, partendo dalla tutela dei diritti individuali degli utilizzatori della rete, spazia tra privacy, diritto all’oblio e neutralità, mettendo insieme una serie di valori che possano favorirne lo sviluppo. Lo stesso approccio che ora l’iniziativa KeepItOn vorrebbe applicare ai paesi che nel corso degli ultimi anni si sono rivelati particolarmente inclini alla censura online, come Corea del Nord, Turchia, Brasile, Iraq, India e Malesia.
“Questa risoluzione rappresenta un importante traguardo per la lotta contro la censura” ha commentato Deji Olukotun di Access Now, una delle organizzazioni promotrici dell’iniziativa. “I blocchi della comunicazione online danneggiano chiunque e permettono che le violazioni dei diritti umani avvengano nel buio, senza una punizione”. Come accaduto di recente, per esempio, in Turchia, dove il governo ha deciso di bloccare i social network per evitare la diffusione di immagini e video riguardanti gli attentati che hanno colpito l’aeroporto Ataturk.
Così si è arrivati alla risoluzione dell’Onu, peraltro osteggiata inizialmente da Cina e Russia che chiedevano soluzioni più morbide e la cancellazione del riferimento alla libertà di espressione attraverso ogni mezzo e senza riguardo alle frontiere. Nello stesso documento l’Onu ha chiesto l’eliminazione dell’impunità per chi esegue le esecuzioni e la fine degli arresti e degli abusi verso chi pubblica il proprio pensiero libero online. “Questa decisione unanime da parte della Commissione per i diritti umani dovrebbe far riflettere i governi prima di ordinare blocchi o limitazioni della comunicazione online” ha concluso Peter Micek di Access now.
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