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Cefalee, allo studio un trial sulla dieta chetogenica per guarire

Cefalee, allo studio un trial sulla dieta chetogenica per guarire

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La dieta chetogenica può aiutare nel trattamento delle cefalee. “Questo risultato nasce dall’intuizione di uno dei miei collaboratori, il dottor Di Lorenzo, che ha notato che i soggetti in sovrappeso, che erano anche emicranici, mentre erano sottoposti alla dieta chetogenica registravano un miglioramento netto e marcato della loro emicrania” ha spiegato, all’agenzia DIRE, Francesco Pierelli, presidente eletto della Sisc, la Società italiana per lo studio delle cefalee.

“La dieta chetogenica si basa sull’uso di un comportamento alimentare a base fondamentalmente di proteine e di grassi- ha detto- con una riduzione drastica della componente degli zuccheri è già stata utilizzata in passato in altre forme di interesse neurologico, per esempio per la terapia dell’epilessia farmaco-resistente, però non si sapeva che avesse un effetto favorevole anche nell’emicrania. Naturalmente per il momento l’interesse è prevalentemente scientifico, per l’applicazione clinica dovremmo vedere nel prossimo futuro se tutto questo sarà possibile. Esistono già dei lavori pubblicati sull’efficacia della dieta e altri se ne stanno facendo, in particolare noi stiamo facendo un trial che dovrà dimostrare la reale efficacia oppure no di questo regime di dieta. Il tutto naturalmente deve essere seguito da un esperto dietologo- ha concluso Pierelli- perché non è mestiere nostro di neurologi, o comunque di esperti di cefalee, quello di effettuare questo tipo di dieta, e per il momento questo approccio non sostituisce minimamente tutto il resto, cioè l’approccio clinico, farmacologico che attualmente abbiamo a disposizione. Quindi la considero più una interessante prospettiva per l’immediato futuro”.

IN OCCIDENTE IL 12% SOFFRE EMICRANIE RICORRENTI – “Se parliamo della forma più diffusa di cefalea primaria, nel mondo occidentale circa il 12% della popolazione soffre di crisi ricorrenti di emicrania”, spiega Pierelli.  “Naturalmente- ha aggiunto- la frequenza è diversa da caso a caso: si può avere una crisi al mese o anche solo una o due crisi all’anno, ma c’è una bella fetta di popolazione che soffre di crisi ripetute e frequenti, arrivando anche ad averne cinque o sei, ognuna della durata di uno o due giorni, nell’arco di un mese, ed è chiaro che in questi casi è necessario un intervento specifico da parte di una persona esperta sull’argomento”.

Ma quanti tipi di mal di testa esistono? “Nella classificazione internazionale ce ne sono alcune centinaia- ha spiegato ancora Pierelli- ma restiamo alla distinzione fondamentale, che è questa: forme di cefalea primaria e forme di cefalea secondaria. Nelle forme secondarie il mal di testa è sintomo di una malattia intercorrente, può essere una malattia intracranica o extracranica, e quindi la cefalea non è altro che uno o il principale sintomo di una patologia organica. Nelle forme primarie invece la ricorrenza delle crisi dolorose è praticamente sine materia, ossia non collegata alla presenza di una lesione. Se facciamo una risonanza dell’encefalo lo troviamo normale, però il dolore è presente. Queste sono le forme più frequenti. La maggior parte dei casi che vediamo sono rappresentati da soggetti che hanno o una cefalea tipica dell’emicranico oppure la cefalea a grappolo, oppure la cefalea di tipo tensivo, ossia tutte forme primarie”.

“Gli obiettivi principali per il futuro- ha aggiunto Pierelli all’agenzia DIRE – sono quelli di una maggiore diffusione della cultura sull’argomento specifico, anche nella popolazione- Noi siamo perfettamente consapevoli che non possiamo seguire tutti i pazienti, il numero dei medici che si dedicano a questo argomento è insufficiente, per questo la lista d’attesa dei centri di cefalea tende ad allungarsi sempre di più, anzi direi più è valido il centro cefalee più si allunga la lista d’attesa per una prima visita. Contemporaneamente esiste il fenomeno dell’automedicazione, molto diffuso e molto negativo: sono tanti i pazienti che si curano da soli finché poi la forma di emicrania si cronicizza e raggiunge dei livelli talmente pesanti da determinare una disabilità; e in genere, purtroppo, è solo a questo punto che arriva in un centro specializzato. Quindi è necessario che ci sia una maggiore diffusione delle informazioni sull’argomento cefalea, affinché i pazienti, quando sono affetti da queste forme, ricorrano il prima possibile a personale esperto”.

“Adesso- ha concluso- è un argomento che genera dei danni economici importantissimi al Paese, sia per le ore di lavoro perse, sia per l’uso eccessivo di farmaci, sia per numero eccessivo di esami inutili che vengono effettuati, quindi da questo punto di vista si potrebbe arrivare anche a una forma di risparmio se vogliamo valutare l’aspetto economico”. (Dire)

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