I selfie nell’intimità: gli aftersex
C’erano una volta un uomo e una donna, un incontro romantico, una cenetta a lume di candela, un gioco fatto di sguardi, di seduzione, di situazioni intriganti e poi? Certo abbiamo capito già da un po’ che “e vissero felici e contenti” è purtroppo sempre più spesso solo un modo di dire, ma lasceremo ai posteri o agli avvocati l’ardua sentenza. Ci interessa solo scoprire come sarà il lieto fine dell’incontro amoroso.
Carezze, coccole, dolcezze scambiate nell’intimità dei propri spazi?? Care Cenerentola e Biancaneve aggiornatevi: c’è il “selfie aftersex”. E’ proprio così, dopo una intensa, più o meno, attività sessuale ci si scatta un bel selfie, ma fin qui tutto ok, il problema è che non ci si ferma si va oltre, nell’era della condivisione non si può non divulgare l’immagine all’intero universo social.
Ormai da tempo dilaga la mania del selfie, si fa proprio ovunque in ogni momento in ogni situazione nei momenti più imbarazzanti, più romantici, quindi un selfie per ogni emozione? Sembrerebbe di no il giornalista del Messaggero Carmine Castoro in un articolo afferma “Scagli la prima pietra chi nei selfie che furoreggiano fra social e cellulari ha mai visto qualcosa di diverso da facce in primo piano, tutte sorridenti, tutte “vincenti”, anche se di cosa non si sa, con un cocktail in mano in qualche locale notturno, in comitive raggianti o in pose che simulano le stesse viste su qualche rivista glamour o sulla locandina di qualche film di Hollywood” .
Il selfie rappresenta per molti, tra sociologi, filisofi e psicologi, solo una espressione narcisistica del sè, lo scrittore fotografo Ferdinando Scianna, nel suo lbro “lo specchio vuoto, fotografia identità e memoria” si sofferma proprio su questa natura narcisistica del selfie, ma non solo, ne sottolinea anche lo stato depressivo affermando “Vivere come se. Sfuggire alla depressione attraverso continue iniezioni di narcisismo”. Ma dopo il sesso che senso ha? Cosa rappresenta o sottende questo nuovo modo di sovraesporsi? Non troviamo nello specifico speculazioni filosofiche, psicologiche sul tema, forse perchè la neo nascita del fenomeno non è ancora stata osservata e messa sotto i raggi X dal mondo scientifico come è invece accaduto per il suo pro-zio, il puro e semplice selfie.
Ciò che nel nostro piccolo potremmo chiederci è semplicemente dove, in questo specifico caso, è possibile collocare il confine tra pubblico e privato e cosa rappresenta per gli utenti la pubblicazione nell’universo social. Forse è un modo per collocare in uno spazio temporale, anche questo momento della propria esistenza e dare visibilità ai propri stati emotivi affettivi del post coito. Forse anche questo rappresenta un modo per essere visti e nello stesso tempo per vedersi come se fossimo dei “fotografi” che colgono l’attimo del subito dopo, dove siamo noi a fare tutto, dove l’occhio è il nostro, siamo noi a decidere lo scatto e la posa e il momento giusto, siamo noi i censori. Che Eros si sia mascherato o trasformato in Narciso?
Lo sapevi che…
La parola selfie che deriva dall’inglese self-portrait ed è stata eletta parola dell’anno 2013 dall’Oxford English Dictionary. Il termine “selfie” però fu ufficialmente coniato dallo scrittore Jim Krause, nel suo libro “Photo Idea Index” nel 2005, mentre la moda vera e propria dell’autoscatto nacque, secondo la scrittrice Kate Loss nel 2010 grazie all’arrivo dell’iPhone 4 (il primo dispositivo a montare una fotocamera anteriore) e dell’app social “Instagram”. Tornando indietro nel tempo, sempre secondo l’articolo il primo “selfie” della storia risale al 1839 ad opera di Robert Cornelius, americano, considerato il pioniere della fotografica internazionale. Colei che fece diventare l’autoscatto una vera e propria mania fu Anastasia Nikolaevna, figlia dell’ultimo zar di Russia Nicola II. Sembra che scattasse ripetutamente autoscatti di fronte a grandi specchi in diverse pose e ambientazioni.
Anche i grandi pittori non disdegnavano l’autoritratto o si infilavano nel quadro, ricordiamo Velazquez che si rappresenta a figura intera nel quadro “Las Meninas”. Il pittore dipinge se stesso all’opera, con in mano gli strumenti del mestiere e si raffigura come facente parte di un gruppo insieme ad altre persone. Presentando se stesso in questo ritratto di gruppo, egli fece risaltare il suo orgoglio personale per tutto ciò che aveva raggiunto come pittore di Corte e come servitore personale del re; ma al tempo stesso si mostrava consapevole di non essere al centro di quel mondo. Ma potremmo citarne tanti altri da Van Gogh, a Goya, a Frida Khalo.
Tra i selfie after sex dei vip tra i più famosi ricordiamo quelli del calciatore argentino Mauro Icardi con Wanda Nara. I veri precursori dell’aftersex selfie sono stati Aida Yespica e il fidanzato Roger Jenkis. Belen Rodriguez e Stefano de Martino hanno condiviso i loro selfie tra le lenzuola su Instagram. Nel mondo dello sport c’è la coppia di nuotatori Federica Pellegrini e Filippo Magnini.
(dire.it)
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