In uscita la biografia di Ray Holt, l’ingegnere per caso che ha iniziato la rivoluzione digitale
E’ del giornalista italiano Leo Sorge il lavoro di editing di “The Accidental Engineer”, la biografia di Ray Holt, il progettista del primo chip che avrebbe potuto darci un’informatica diversa: il personal computer e lo smartphone non sarebbero esistiti, o sarebbero stati molto differenti, e l’Internet of Things sarebbe stata la regola già da decenni. Ma il progetto fu secretato per trent’anni dai militari.
La biografia racconta i sogni, le speranze e i traguardi di un uomo che con il suo progetto avrebbe potuto cambiare la storia dell’informatica. E’ in lingua inglese e sarà acquistabile durante i quattro incontri che Holt terrà a Roma il 12, 13, 18 e 19 luglio. In seguito sarà disponibile anche online su una piattaforma di self-publishing.
La lettura non è riservata solo agli appassionati di tecnologia, perché racconta una storia che pone interrogativi e riflessioni sugli eventi che avrebbero potuto cambiare il nostro presente. Sono molti i momenti significativi della vita di questo ingegnere per casoche, appena laureato, si è trovato al posto giusto nel momento giusto e ha proseguito la sua carriera partecipando alla creazione di altre tecnologie innovative, utilizzate anche in grandi produzioni cinematografiche. Eccone alcuni.
Una scena alla Rocky Balboa
Giovane promessa del baseball, in seguito a un infortunio muscolare, Holt abbandonò il suo sogno di diventare un giocatore professionista. Contro ogni sua aspettativa, nel 1968 si laureò in Ingegneria Elettronica. Tra i diversi colloqui di lavoro ne ebbe uno con la Garrett AiResearch, una grande azienda di progettazione di aerei, tutti con controlli meccanici.
Il manager Dick Gentry gli spiegò che l’azienda stava cercando il progettista di un sistema di controllo digitale per gli aerei di nuova generazione.
“Mi sta chiedendo di progettare un computer a circuiti integrati?”, esclamò Holt, sobbalzando.
Era solo l’inizio di una grande carriera.
La Forza sia con Holt
All’inizio degli anni ’80 anche l’imaging stava facendo passi da gigante. Al tempo Ray lavorava per la Digital Optics, che ricevette molti premi per la sovrapposizione di immagini digitali a quelle ottiche in tempo reale.
“Sviluppammo uno scanner 3D che fu usato nella trilogia di Indiana Jones, ma soprattutto in Star Wars: Il ritorno del Jedi”. Questa tecnologia fu poi ceduta alla Industrial Light and Magic.
Il punto di svolta
Il chipset dell’MP944 – questo il nome del circuito – usava la tecnologia dell’epoca e rispettava le rigide specifiche militari. Il progetto fu secretato per riemergere solo nel 1998. Il primo chip commerciale della storia fu il 4004, sviluppato dall’italiano Federico Faggin in Intel, circa 18 mesi dopo l’MP944. Già nel 1998, Faggin avrebbe dichiarato al Washington Post che il chip di Holt, anche se fosse stato commercialmente disponibile, non avrebbe avuto alcun successo.
Questo è possibile, ma tutt’altro che certo. Come spesso accade per le novità, la strada del 4004 iniziò in salita: fu necessario creare un team di esperti capaci di programmare il chip che girò gli States per spiegarlo agli ingegneri dell’epoca.
Il team era composto proprio dalle persone che campeggiano sulla copertina di “The Accidental Engineer”: sulla destra Ray Holt, con la camicia scura. Gli altri tre sono Manny Lemas, Bob Garrow e Phil Tai di Intel. Senza questa squadra, difficilmente il microprocessore avrebbe seguito il flusso che conosciamo.
Disponibile dal 12 luglio 2017 presso questi eventi:
- 12 luglio ore 16: BicLazio Ferentino (www.biclazio.it/ferentino.bic): IoT dal vivo – Dai un calcio al passato!
- 13 luglio ore 18: Luiss Enlabs (via Marsala 29h): Startup ignition by Codemotion (https://www.eventbrite.it/e/biglietti-speciale-aperitech-musk-vs-holt-35597995563)
- 18 luglio ore 10-19: Tecnopolo Tiburtino (www.biclazio.it/it/i-nostri-servizi/startupping-incubazione/itech.bic): Retrocomputing – The true history of digital computing
- 19 luglio ore 17: BicLazio Roma Casilino (www.biclazio.it/it/cpi/roma—sede-centrale.bic): How I made it – Cultura ingegneristica
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