“Nessuna paura di andare a Belgrado”. Cesare Prandelli rassicura tutti sulla trasferta di venerdì, ma in Serbia per il ritorno del match di un anno fa – quando a Genova gli ultras serbi misero a soqquadro lo stadio, costringendo l’arbitro a sospendere l’incontro – la nazionale italiana avrà una scorta della polizia locale rafforzata e ‘sensibilizzata’. Sia le autorità di Belgrado sia l’Uefa considerano il match ad alto rischio sicurezza, visto il precedente. “Attenzione, la Uefa ci osserva e eventuali incidenti provocheranno sanzioni durissime”, è stato l’appello lanciato nei giorni scorsi dalla federcalcio serba. La sicurezza della nazionale, dall’arrivo giovedì fino alla partita di venerdì sera nello stadio della Stella Rossa, sarà coordinata per il Viminale da una squadra di cinque uomini, con a capo Roberto Massucci. I contatti sono attivi da diverso tempo, un’altra riunione congiunta tra i vertici delle due polizie si terrà mercoledì a Belgrado. Per tutto lo stadio, a quanto trapela, è previsto un apparato di sicurezza che dovrebbe impiegare oltre mille uomini. Crisi economica, questione kosovara, violenza hooligan sono considerati i tre fattori a rischio, più del precedente della partita di un anno fa. Dall’Italia è previsto l’arrivo di una cinquantina di Ultrà Italia, che hanno acquistato il biglietto in loco via web. Ma l’elemento che desta maggior attenzione è la situazione ambientale del ‘maracana” serbo. “Dai tifosi non ci aspettiamo nulla di particolare – si è detto convinto Prandelli – se non un gran seguito di pubblico. L’ambiente sarà un banco di prova per la mia nazionale, dal punto di vista tecnico”.
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