Secondo imperdibile megappuntamento per i fan del rocker emiliano. Più di 130.000 le persone accorse per ascoltare quello che probabilmente sarà uno degli ultimi concerti prima di una preannunciata (e si spera breve) “pausa sabbatica”.
Questa volta c’è un solo palco (immenso), ma sembrano fortunatamente scomparsi i problemi di acustica avutisi nella scorsa edizione
In più di due ore il Liga non si risparmia, proponendo brani che spaziano per tutto il vasto repertorio e sfoggiando qua e là brani registrati e mai editi come “Sotto assedio”, che avrebbe dovuto far parte di Buon compleanno Elvis e la dolce “M’Abituerò”, risalente addirittura agli esordi con i mitici OraZero . Il cantautore dimostra soprattutto di conoscere a fondo il suo pubblico, fatto di persone che vogliono divertirsi ed emozionarsi e che Ligabue invita più volte, a parole e “a canzoni” a non lasciarsi strumentalizzare, pilotare da bisogni indotti, non a caso già dal precedente concerto a Campovolo l’artista aveva invitato i fan a prendere posizione circa la questione della privatizzazione dell’acqua, quest’anno ha potuto finalmente ringraziare tutti, dimostrando che la buona musica può ancora avere un effetto politico in quanto fattore fortemente aggregante.
Il concerto è stato, ovviamente, una continua scarica adrenalinica, anche se non sono mancati momenti più intimisti, come le ballate acustiche eseguite con il grande Pagani. Il pubblico era appagato, felice e stessa cosa si può dire di Ligabue, ed una pioggia di festoni sparati in aria come fuochi pirotecnici ha suggellato,come un enorme abbraccio, il momento di festa.
Sul palco tre le band che si sono alternate: ClanDestino (Gigi Cavalli Cocchi, Luciano Ghezzi, Max Cottafavi, Giovanni Marani, Gianfranco Fornaciari) – La Banda (Roby Pellati, Antonio Rigo Righetti, Mel Previte, Federico Poggipollini) – Il Gruppo (Michael Urbano, Kaveh Rastegar, di nuovo Federico Poggipollini, Niccolò Bossini, Luciano Luisi, José Fiorilli).
Due inoltre gli ospiti, il polistrumentista ex pfm Mauro Pagani e Corrado Rustici alla chitarra.
Sandro Coletti
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