(Di Carlo Di Stanislao) Non fosse stato per l’insistenza di Segovia ed il talento di Heitor Villa-Lobos non esisterebbe una letteratura concertistica per chitarra, con il compositore brasiliano, dapprima riottoso perché legato al pianoforte, che si appassionò così tanto da comporre dieci studi per quello strumento sino ad allora considerato minore e negletto, facendolo in breve divenire popolarissimo e rispettato. Quanto a Segovia, scomparso centenario nel 1987, autodidatta non per scelta ma per necessità ( in quanto, nella sua epoca, in Spagna, come nel resto del mondo, non esistevano grandi maestri), ha dimostrato con le sue esecuzioni che non è un’iperbole ma una costatazione che i chitarristi – prima di lui – si rivolgevano a un folklore più o meno genuino, popolareggiante, oppure presentavano programmi oleografici con brani salottieri (esempio ne è Tarrega, che non dette mai grandi concerti né produsse allievi) ed invece la chitarra è strumento in grado di grandi espressioni musicali ed emotive, colorite e ricche quanto altri strumenti con storia più antica e gloriosa. Dal Concerto in re scritto con Catelnuovo Tedeschi, Segovia, dagli anni Venti del secolo scorso, prima in Spagna poi nell’America latina, quindi a Parigi, Mosca, New York, infine, in tutto il mondo, fece nascere la chitarra sia sia a solo che come solista in orchestra, indirizzando la sua attività nelle trascrizioni, attingendo al repertorio Sei-settecentesco, ma anche a quello romantico fino a Debussy, con un intento non tanto filologico, ma inteso a far conoscere lo strumento al grande pubblico, a far capire a tutti le molteplici e variegate possibilità della chitarra, anche attraverso il grande repertorio, gli autori classici conosciuti e amati e trascrivendo, ad esempio, la Ciaccona di Bach, che convince addirittura più dell’originale.
Dal 1950 al 1963, Segovia tenne corsi di formazione alla Chigiana di Siena (una istituzione fondata nel 1932 ì dal mecenate conte Guido Chigi Lucarini Saracini) e qui si perfezionarono gli artisti che hanno fatto la storia recente della chitarra, come Alirio Diaz, Alvaro Company, Oscar Ghiglia e, successivamente, Agostino Valente, aquilano, classe 1957, concertistita di fama internazionale che ha ideato e diretto, dal 1993, il Festival Internazionale della Chitarra, evento musicale che si è ricavato una particolare dignità ed una considerazione unanime fra esperti ed appassionati, perché coniuga i vari generi e delle diverse sensibilità interpretative che hanno fatto la storia dello strumento, che è iniziata con tratti assolutamente mozartiani, per passare alla scoppientante inventiva di Regondi, Mertz, Diabelli, Matiegka, fino ai tempi più recenti con le novità introdotte da Francisco Tàrrega e Miguel Llobet e le sonorità dei nuovi strumenti, creati da Torres alla fine dell’800, con aumento delle dimensioni della cassa armonica e sviluppo dell’incatenatura, cioè della struttura di quei sottili listelli detti catene posti sotto la tavola armonica, aventi la funzione di modificare in modo selettivo la rigidità della tavola armonica al fine di controllarne meglio la risonanza, miranti a renderlo più sonoro e proiettivo.
In fondo, la XX edizione del Festival Internazionale della Chitarra, curata, come le precedenti, dal Maestro Agostino Valente, intende proprio presentare una sintesi breve ma non superficiale della storia della chitarra, dal folklore agli orientamenti attuali e non solo come strumento “solo”, ma dialogante con altri strumenti e con la voce umana.
Per farlo, cinque concerti di diverso contenuto, ispirati a musiche e periodi diversi, tutti di scena a L’Aquila, dal 1° al 15 settembre, il primo nell’Auditorium Renzo Piano (simbolo della volontà di una città che vuole rinascere nel segno della bellezza) e gli altri nella restaurata chiesa di S. Giuseppe dei Minimi, in via Sassa, che invece segna il recupero di un passato che sa aprirsi al futuro.
Il Festival, organizzato dalla Società Aquilana dei Concerti B. Barattelli ed inserito fra gli eventi della LXVI Stagione Musicale Aquilana, con il supporto della Associazione Festival Internazionale della Chitarra e della Associazione Chitarristica Aquilana, si aprirà con musiche popolari spagnole eseguite dal “La Mancha Duo”, domenica 1° settembre, con inizio alle ore 18, nell’auditorium Parco Della Musica, con di scena il flamenco, espresso da due autentiche star del genere: l’aquilano Marco Pozone e Massimo De Lorenzi, conduttori, nel 2006, del 1° seminario di chitarra flamenco presso il Conservatorio “Alfredo Casella” di L’Aquila, con le sonorità di Paco de Lucía Manolo Sanlúcar, Vicente Amigo, Tomatito, Juan Manuel Cañizares e Pedro Sierra.
Come ricorda Andrea Mercati, la chitarra è lo strumento principe del flamenco, genere legato in maniera strettissima ad una cultura ed a una precisa regione geografica: l’Andalusia nel sud della Spagna, che suscita sempre grandi emozioni , grazie a sonorità di grande impatto che prevedono enormi difficoltà tecniche che il chitarrista deve affrontare nell’eseguire scale ed arpeggi ad una velocità impressionante.
Seguirà, venerdì 6 settembre, con inizio alle 21,30, nella seicentesca chiesa di S. Giuseppe dei Minimi, il concerto per voce e chitarra della Mezzosoprano Manuela Custer e del Maestro Massimo Felici, docente presso il Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli e nel corso di perfezionamento per chitarra della Accademia Musicale Pescarese, già allievo dei Maestro Agostino Valente, oltre che di Stefano Grondona e Oscar Ghiglia, definito dall’American Records Guide “uno dei migliori chitarristi europei mai ascoltati”, che ha inciso il suo primo CD “Escarraman”, presentando in prima mondiale alcune opere di Mario Castelnuovo-Tedesco e suscitando reazioni entusiastiche da parte della critica internazionale, nel 1995 e, nel 2004, ha pubblicato, con Lorenzo Micheli e l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, l’integrale dei Concerti per chitarra e orchestra dello stesso compositore fiorentino.
Massimo Felici è dedicatario di opere di Sergio Rendine (“Serenata” per chitarra e archi – 2002, “Concerto” per chitarra e orchestra – 2005) e Giovanni Sollima (“Free Life on Earth” – 2004), suona una chitarra di Miguel Simplicio (Barcellona 1934) ed è stato vincitore dei Concorsi Internazionali di Gargnano, Malaga, Cagliari, Fiuggi e “Palma d’oro” di Finale Ligure.
Per le arie del concerto del 6 settembre, la voce sarà quella de Mezzosoprano Manuela Custer, diplomata al conservatorio di Torino, che ha cantato con I Solisti Veneti lo Stabat Mater di Pergolesi nel 1998, nel 1999 è stata Maria Stuarda nell’opera omonima di Donizetti e ha inoltre interpretato vari ruoli nella Salomè di Richard Strauss, ne I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini, e nella Petite messe solenne, nei più prestigiosi teatri e sale da concerto del Mondo, dalla Royal Konzertgebouw di Amsterdam all’Accademia Chigiana di Siena allo Sferisterio di Macerata e il cui ì lancio internazionale ha avuto luogo a Venezia, città dove si è a lungo perfezionata col Maestro e musicologo statunitense Randolph Mickelson, interpretando la Juditha Triumphans di Vivaldi nella basilica di San Marco, in una produzione registrata da Rai 3 ed in seguito s’è perfezionata all’Istanbul Festival, diretto da Leyla Gencer, dove ha interpretato il ruolo di Orfeo nell’Orfeo ed Euridice di Bertoni con la regia di Pierluigi Pizzi, con un successo tale che Leyla Gencer l’ha voluta nel ruolo di Irene nell’Opera Bajazet di Racine, che include una delle più famose arie del famoso virtuoso Farinelli.
Il Festival proseguirà l’8 settembre, sempre alle 21,30 nella chiesa di S. Giuseppe dei Minimi, con il concerto del Maestro Jorge Cardoso, medico, criminologo, ma soprattutto virtuoso della chitarra di origine argentina, concertista applaudito in tutto il mondo e grande esecutore di milonghe, insuperabile esecutore di brani di grande suggestione come “Milonga” di Maximo Diego Pujol, “Milonga Segunda” di Thierry Tisserand, “Milonga del Angel” di Piazzolla, “Eterna Saudade” di Dilermando Reis, i due “Lamento” e “Amertume n. 4” di Francis Kleynjans.
Genere folklorico originario del Rio della Plata, la milonga, che significa parola, confusione e litigio, fu il ritmo di base, all’inizio del ‘900, nelle case da ballo frequentate da gente povera o comunque non benestante, punto di partenza del tango e, come questo, inizialmente solo musica, in cui la chitarra, grazie al genio di numerosi interpreti, diviene, da strumento per semplici arie e accompagnamenti, uno straordinario mezzo espressivo.
Il Festival aquilano prosegue in pompa magna l’8 settembre, sempre nella chiesa di S. Giuseppe e alle 21,30, con le musiche seicentesche adattate per chitarra e clavicembalo, eseguite da Francesco Mancini alla chitarra (anche lui allievo di pregio del Maestro Valente) e dal clavicembalista Filippo Proietti, dotato di una sensibilità particolarissima ed in grado di cavare, dall’antico strumento, grazie a tasto, salterello e plettro, particolari armonici che ben si coniugano a quelli della chitarra.
Avremo modo di scoprire le possibilità espressive di due strumenti “a corde pizzicate”, cugini che, dopo la splendida fioritura fra il Cinquecento e il Settecento, spariscono dalla vita musicale per ricomparirvi soltanto agli inizi del Novecento, quando si guardò con occhi nuovi alla musica antica, in un programma che propone diversi compositori del Seicento e restituisce la particolare atmosfera delle riunioni musicali nella Parigi degli ultimi decenni del secolo, periodo in cui il repertorio dei due strumenti si mescola e si confonde: il liuto, principe incontrastato negli anni precedenti, apre il suo tesoro musicale al nuovo cortigiano, il cembalo, che ne assorbe lo stile, le sonorità e le atmosfere raffinate. Il repertorio selezionato affronta, valorizzandola, la dualità timbrica dei due strumenti (tiorba o chitarra e clavicembalo) e prevede una suggestiva selezione di pagine scelte fra la letteratura strumentale italiana e quella francese.
Sarà poi la volta, in chiusura, il 15 settembre, con inizio alle 21,30 e sempre nella chiesa di S. Giuseppe, del Maestro Croato Goran Listes, chitarrista considerato fra i maggiori d’Europa, musicologo e compositore raffinato e sensibile interprete sia del repertoria classico che moderno, che eseguirà musiche di Scarlatti, Bellini, Giulo Regondi, Joaquin Turina e Leonardo De Angelis, con brani da lui stessi riadatti per chitarra.
Per informazioni più dettagliate sul programma e gli esecutori: http://barattelli.it/
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