(Di Carlo Di Stanislao) Un piccolo film, con un budget irrisorio, girato in soli 11 giorni, ma così tanto riuscito da essere stato elogiato dalla critica ed apprezzato dal pubblico.
“Spaghetti story”, opera prima di Ciro De Caro, è riuscito, nel primo fine settimana di programmazione al Cinema Aquila di Roma, con soli due spettacoli al giorno, a spodestare più volte il cinepanettone Colpi di fortuna: 1000 spettatori con “sold out” nella serata di sabato 21 dicembre.
Insomma un film apprezzabile sotto tutti i punti di vista, che non solo ha fatto spellare le mani a 2000 spettatori al Festival di Mosca, ma ha entusiasmato grandemente il pubblico nostrano.
Realizzato con limpido talento da de Caro, con un direttore della fotografia, Davide Manca, che ha capito luci che altri non avrebbero neanche pensato, che ha trovato illuminazioni, in tutti i sensi, che suoi colleghi più rinomati non avrebbero scovato, con la macchina da presa si muove per piccole stanze e sguardi sinceri, che sa cercare i dettagli ed offrire, all’improvviso, un quadro complessivo più chiara, il film ha il suo valore aggiunto nel cast, composta da attori bravissimi e, ancora per poco, sconosciuti, con Valerio Di Benedetto che ha il fascino di chi la sa lunga, l’ingenuità di chi non sa ritrovarsi (quasi) mai, la forza di non appoggiarsi sul suo bel viso; Di Sante, il geniale e finto misogino della storia, che ha carisma di chi sa sempre svoltarti la scena con una battuta, un’intuizione; Sara Tosti che ti ipnotizza e gioca di sottrazione e la D’Andrea che ti accompagna nelle sue fragilità con grande dolcezza.
I due uomini, più comici e brillanti, le due donne, più sensibili e complesse, sanno esprimere tante sfaccettature senza mai appesantire la narrazione con un’espressione in più, con un virtuosismo, proprio come fa (e probabilmente da loro pretende) l’auto cineasta che li ha scelti e diretti.
Il miracolo di fare buon cinema senza soldi ci entusiasma, con la storia storia ambientata a Roma, con forti connotazioni linguistiche e sociali legate alla capitale, rappresentando, di fatto, una fotografia del momento storico del nostro paese.
Un’istantanea del “dramma dei trentenni” e della loro difficoltà di trovare una strada dignitosa e stabile per la loro vita, senza le solite tirate ed i triti luoghi comuni.
Attorno a Valerio, il protagonista, ruotano Scheggia (Cristian Di Sante, anche lui esordiente), il suo miglior amico, che cerca il successo attraverso traffici illeciti; Serena (Sara Tosti, già vista in Giulia non esce la sera), fidanzata convivente di Valerio che anela alla costruzione di una famiglia; Giovanna (Rossella D’Andrea, nel cast di Mare nero), sorella di Valerio, massoterapista che sogna di diventare chef.
Personaggi che dialogano a fatica, inghiottiti dalle loro esistenze faticose e cariche di insoddisfazione. La stasi emotiva viene sbloccata dall’arrivo di una prostituta cinese, che costringerà i protagonisti a dialogare e a guardare la proprio esistenza con occhi diversi.
De Caro, il regista ed autore, ha lavorato molto nella pubblicità e si è fatto conoscere nel 2009 dal popolo di Youtube con “Salame milanese”, che seppe far sorridere i romanisti nella stagione dello scudetto perso contro l’Inter.
Ci ha messo 3 anni per racimolare anche la piccola somma per questo folgorante esordio, che non solo ci rallegra come spettatori, ma anche come cinefili, perchè è un punto di rottura contro mondo del cinema gerontocratico italiano.
Ci ha colpito, anche, la visione positiva (ma non zuccher) del film, che pur non assolvendo i personaggi e le loro posizioni spesso francamente sbagliate, mostra come anche la “crisi” alla fine ha risvolti positivi, costringendoci a rimanere più a lungo giovani, con quella forza, quella voglia di cambiare le cose, quella speranza che solo i giovani hanno o sanno avere.
Al mio amico Tonino Valerii, presidente e selezionatore del Roseto Film Festival opera prima, lo raccomando per il concorso, assieme a “Via Castella Bandiera”, “Tir”, “Border” e “Il sud non è niente” e vivremo notti magiche sotto il cielo estivo di Roseto.
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