“G” come Gioia
(di Mons. Giuseppe Molinari) – Mi piacerebbe interrogare tutti i giovani del mondo per sapere da loro che cosa è la gioia e se credono alla gioia. Sono due domande fondamentali e indissolubilmente unite tra loro.
Mi sembra sentire anche le loro risposte: per me la gioia è…la ragazza che amo, la mia famiglia, lo studio, lo sport, i soldi, il successo, il potere, la libertà, il poter realizzare il mio progetto di vita…Chi ha un po’ più di esperienza sa che sono risposte vere, ma solo in parte. Ognuna di queste risposte ha bisogno di qualche precisazione e di essere completata. Perché andando avanti negli anni si sperimenta sempre di più (da parte di chi sa accostarsi alla vera saggezza) che essere è più importante che avere. Ci si accorge anche che la libertà non può essere rifiuto di ogni regola e di ogni legge. Il fiume di acqua che precipita dalle rocce in modo selvaggio e violento porta distruzione e morte, se viene incanalato porta vita e benessere.
Ci si accorge, andando avanti, che anche la persona più bella e più brava non porta in sé una promessa di felicità per sempre: è una creatura come me, con i miei drammi e le mie paure, con le mie debolezze ed i miei tradimenti, con la mia stessa povertà senza confini. Andando avanti negli anni ci si accorge che la felicità è fatta, prima di tutto, della consapevolezza di essere amati da Qualcuno che è più grande, più buono, più forte di noi. Qualcuno che è Dio stesso. Solo quando questa consapevolezza diventa il clima abituale delle nostre giornate allora tutto cambia. Tutto diventa di nuovo bello e pieno di significato: l’amore, il lavoro, il divertimento, l’amicizia, lo studio, i progetti per il futuro. Perché tutto viene sottratto alla voracità implacabile della morte e messo al sicuro nelle mani di Colui che è la vita, che è venuto perché ognuno di noi possa avere pienezza della vita (e quindi della gioia). E perché, infine, ogni frammento della nostra povera avventura umana acquista un sapore di eternità. E Costui, per i credenti, ha un nome e un volto: Gesù di Nazareth, il Dio che si è fatto uomo. Perché solo di Lui i sacri testi della liturgia cristiana cantano: «E’ venuto in mezzo a noi il Dio della gioia»
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