Alla ricerca dell’Educazione Sessuale
“Perché nella gran parte delle scuole italiane non si “studia” educazione sessuale? Noi giovani siamo molto chiusi riguardo questo tema, specialmente con persone adulte come genitori o insegnanti, quasi fosse un tabù.. crediamo di essere informati ma non è così.”
Queen, una ragazza di 18 anni, ci propone questa riflessione allo sportello di ascolto online.
Un quesito che evidenzia come, nonostante i mezzi di informazione siano molteplici e sempre più a portata di mano, le indicazioni non bastino!
La comunicazione risulta spesso confusiva e a volte priva di contenuto; probabilmente perché se da un lato il mondo del web si arricchisce e si specializza sempre più, dall’altra si tende a perdere la dimensione della relazione, del confronto e del contenimento.
Ci sembra davvero significativo che le domande che arrivano allo sportello online, basandoci su un campione di 1000 domande, riguardino nel 76% dei casi il corpo e la sessualità.
In particolare il focus viene centrato sulla atavica e persistente paura di incorrere in una gravidanza indesiderata (33%) e su una confusione riguardo le modalità contraccettive (31%).
I giovani di fronte alle irregolarità del ciclo, allo spotting, alla masturbazione, manifestano forti timori, e il più delle volte capita che, nonostante le rassicurazioni, i dubbi si amplifichino e intraprendano un’escalation emotiva.
Sembra quasi che i comportamenti sessuali siano troppo spesso agiti senza una reale consapevolezza e probabilmente diventano il canale nel quale si esprimono una certa fragilità e difficoltà a gestire le emozioni. Sono più spesso un agito, un impulso, una richiesta urgente che sfugge dalla possibilità di farci su un pensiero.
Su un campione di 1500 ragazzi di scuole medie e superiori, a cui è stato somministrato un questionario su “Affettività e Sessualità”, il 71% non conosce le attività svolte dal Consultorio, né si è mai rivolto a un ginecologo. Questo ci fa riflettere su come i ragazzi siano portati a viversi la dimensione della sessualità da soli o nella migliore delle ipotesi confrontandosi con i coetanei e con internet, slegati da una rete di servizi concreti e qualificati.
Sul perché non si studi educazione sessuale nelle scuole, crediamo che la risposta debba richiedere l’analisi di parecchie variabili. Una di queste letture potrebbe essere che per la società la sessualità, nonostante ci sia stata una importante emancipazione, rimanga ancora un grande tabù; il più delle volte finisce che la sessualità viene riassunta nei suoi estremi, ovvero il rigore o l’ostentazione.
Frequente è la sovraesposizione mediatica del corpo, che crea aspettative sempre più alte soprattutto per i più giovani. In questo modo la percezione del proprio corpo viene sempre più slegata dalle emozioni, ed è maggiormente centrata sul bisogno di corrispondere a criteri sociali standard sempre più rigidi.
Siamo abituati a confrontarci solo con la parola sessualità e con le sue manifestazioni, slegandola invece da alcuni componenti importanti come l’affettività; è come se fosse lecito parlare di sesso, ma non ci sia un linguaggio degli affetti che consenta di esprimersi al riguardo.
Invece soprattutto nell’adolescenza, fase in cui l’emotività dirompente guida gli atteggiamenti e i pensieri, diventa fondamentale creare spazi non solo di informazione, ma spazi in cui ci si possa confrontare con l’emotività, sperimentarla, viverla, per darle forme diverse.
Quindi ci sembra sempre più evidente che affrontare i temi della sessualità non basta, bisogna imprescindibilmente occuparsi dell’educazione sentimentale.
Lo sapevi che…
L’educazione sessuale è obbligatoria in tutti i paesi dell’Unione Europea tranne che in Italia, Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia, Romania e Regno Unito. In Italia non esiste una legge, nonostante ci sia richiesta di formazione agli istituti che organizzano incontri e ai consultori che offrono corsi nelle scuole.
In Svezia e in Olanda il Ministero dell’Istruzione programma già dalla scuola primaria degli interventi che hanno come materia la sessualità. Il pacchetto olandese del Long Live Love, per le superiori, è costituito da 6 dvd, una rivista, e un sito web per studenti dai 13 ai 15 anni che discutono di autopercezione, percezione dell’altro genere, amore, significato di sesso, abuso sessuale.
In Francia nel 1996 il ministero dell’Istruzione introdusse la prevenzione dell’Hiv nei programmi scolastici e nel 2001 l’educazione sessuale divenne obbligatoria in tutte le scuole di ogni ordine e grado, con almeno tre diversi cicli di lezioni durante l’anno. Dal 1995, inoltre, gli insegnanti sono obbligati a seguire un corso di aggiornamento di due ore l’anno sulle nuove politiche relative ai diritti e alla salute sessuale. In Austria peculiare è la collaborazione tra i docenti e i genitori, che vengono coinvolti nelle lezioni.
Nel 1991, in Italia, il ministero della Sanità commissiona a Silver, creatore di Lupo Alberto, un opuscolo per spiegare agli alunni delle scuole medie e superiori come ci si difende dall’Aids. Dalla matita del fumettista nasce “Come ti frego il virus”, stampato in 300 mila copie, in cui il lupo azzurro spiegava come si usa un preservativo. Il libretto arriva nelle aule, ma viene subito bloccato dal Ministero dell’Istruzione per beghe burocratiche.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stilato una guida all’educazione sessuale per i bambini da 0 a 16 anni. La Guida Standard di Educazione Sessuale in Europa, scritta dall’ufficio europeo dell’OMS in collaborazione con l’agenzia governativa tedesca per l’Educazione Sanitaria, è stata creata per facilitare i governi a guidare la diffusione dell’educazione sessuale. Il documento, costituito di 85 pagine, è stato diffuso presso i Ministeri dell’Istruzione e della Salute d’Europa e si avvale di consigli su cosa trasmettere riguardo all’educazione sessuale secondo le fasce d’età fino a 16 anni.
dire.it
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