Amore patologico e amore sano: le differenze
La parola amore si fa risalire al termine sanscrito kamaovvero desiderio, passione, attrazione. L’amore viene inteso come un sentimento viscerale. Anche il vocabolo latino amor allude a un’attrazione animalesca.
Alcuni scompongono la stessa parola latina amor in a-mors, ovvero senza morte, sottolineando l’intensità senza fine di questo potentissimo sentimento; quasi a dire io voglio solo te per l’eternità!
Riuscire a dare dei confini e delle definizioni che comprendano le diverse sfumature dell’amore non è poi così facile.
Se partiamo dall’immaginario collettivo molti film propongono l’amore come la ricerca della perfetta metà della mela, in un gioco di coincidenze e sincronicità in cui tempo e distanze si rincorrono e interfacciano quasi si leggessero nel pensiero.
L’amore potrebbe essere descritto come un processo di fusione di due elementi che si perdono l’uno nell’altro.
Ma è davvero questo fondersi e confondersi uno nell’altro che porta a scoprire cosa sia l’amore?
Nella definizione di amore sano converge la necessità di riconoscere e rispettare l’individualità dell’altro, senza cercare di cambiare il partner per soddisfare i propri bisogni. L’amore diventa una libera convivenza di due anime che continuano a scoprire insieme la vita da ogni sfaccettatura, arricchendola con le propria individualità. Ci vuole impegno e fatica emotiva nel ricercare sempre nuovi equilibri che danno diverse forme alla coppia.
Il lieto fine delle favole va sempre cercato, perso e ritrovato in un incessante percorso che chiamiamo vita, dove nulla è dato per scontato.
Spesso invece l’amore si immobilizza in ruoli rigidi e costruiti dalle innumerevoli aspettative portandoci su uno spazio altro dal sentimento.
Per essere capaci di far spazio ad un’altra persona e amarla profondamente bisogna amare e accettare con la stessa profondità se stessi; non bisogna cercare di trovare il senso del proprio valore in una relazione. In questi casi l’amore può assumere declinazioni più o meno “patologiche”, può diventare disperazione, possessione, paura dell’abbandono, o potere.
Il bisogno di controllare l’altro deriva spesso una profonda insicurezza e fragilità relazionale pregressa. Arriva un punto in cui non si vede più il partner, ma questo diventa fuso e confuso con la propria personalità e i propri vissuti emotivi.
In altre situazioni l’amore può essere idealizzato e questo può contribuire a mettere anche una distanza dal sentimento stesso: alcuni possono avere la sensazione di non essere mai all’altezza di questo sentimento così supremo e perfetto, facendo crescere contemporaneamente un grande senso di inadeguatezza.
Alcuni autori parlano di anoressia sentimentale, ovvero l’incapacità di amare. Il bisogno affettivo in questi casi viene soffocato e inibito da una totale chiusura e introversione. Qualora subentrasse la possibilità di amare si attivano diverse difese arcaiche impedendo la possibilità di instaurare legami. Alcuni fanno emergere una malinconia profonda, altri agiscono una rabbia cieca e devastante,altri ancora attraverso una cinica razionalità vedono nell’oggetto amato solo vizi e difetti oppure una fonte incessante di dubbi e preoccupazioni.
In un mondo in cui i social networks sono diventati il mezzo privilegiato, se non l’unico, per comunicare, l’amore cosi come raccontato dalle favole assume sempre più maschere diversificate in cui la paura, la perdita di controllo, la rabbia e la difficoltà ad essere se stessi possono farla da protagonista e creare relazioni disfunzionali.
Curiosità
I coniugi possono avere un DNA simile. Le persone tendono a scegliere un partner che abbia caratteristiche simili alle loro quali età, razza, religione, reddito ed educazione ma un nuovo studio ha rilevato che le persone tendono a sposarsi con individui con un DNA simile al loro. Quando i ricercatori hanno studiato il materiale genetico di 825 coppie di bianchi americani, hanno rilevato meno differenze tra il DNA delle persone sposate rispetto a quello di due individui scelti a caso.
Dilaga sempre più, in diverse culture, il termine inglese di love addiction, ovvero dipendenza affettiva. Questo viene descritto come lo struggimento e l’eccessiva sofferenza legata alla perdita della persona amata. Ciò nonostante, non ci sono attualmente criteri diagnostici riconosciuti in ambito psichiatrico per definire la dipendenza affettiva. La sua fenomenologia trova, tuttavia, molte similarità con la dipendenza da sostanze: iniziali stati di euforia e desiderio sfrenato in presenza della persona amata o a oggetti ad essa legati; umore depresso, irritabilità, ansia e rabbia, anedonia e senso di vuoto quando subentra la separazione; pensieri ossessivi e attenzione quasi totalmente focalizzata sulla persona amata in sua assenza.
Una caratteristica sempre più frequente degli amori patologici è l’ ambivalenza affettiva. Con il partner si crea spesso una relazione d’amore e odio, attrazione e repulsione, che rende ancora più difficile valutare con serenità il rapporto e prendere delle decisioni. È anche comune dipendere affettivamente dal partner e allo stesso tempo non avere un opinione positiva di lui, non stimarlo, non fidarsi di lui.
(dire.it)
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