(di Carlo Di Stanislao) – Ha compiuto 80 anni lo scorso 29 settembre, lamentosa ed abbandonata, come le altre vecchiette ospiti di una clinica per lungodegenti dei Castelli Romani, dove è ricoverata da un anno, a causa di una frattura femorale. E’ stata una grande star, un mito erotico degli anni sessanta, la musa ispiratrice di Fellini de “La dolce vita” e de “Le tentazioni del dott. Antonio”, una fra le donne più belle e desiderate del mondo. “Sostengo che la Ekberg, oltretutto, è fosforescente”, disse Fellini che per lei provava un’ammirazione sconfinata, mentre io la ricorderò per sempre non solo nei film del grande riminese, ma nel suo primo lungometraggio: Viaggio sul pianeta Venere con Gianni e Pinotto, in cui appariva di una bellezza irreale e, appunto, “fosforescente”, soprannominata”ghiaccio bollente”, simbolo ed icona di una femminilità tanto perfetta quanto irraggiungibile. Ora Anita Ekberg, sola, povera e senza né figli né parenti, attende un sostegno dalla Fondazione Fellini di Rimini, come ha scritto in una accorata lettera datata 21 dicembre, il commercialista romano Massimo Morais, nominato dal Tribunale di Velletri suo amministratore di sostegno. Dopo essere stata, nel 1950, miss Svezia, dopo due mariti e svariati flirt (con Frank Sinistra, Walter Chiari, Gianni Agnelli, Luciano Salce e Dino Risi), “l’Anitona nazionale” è ora sola e senza risorse, tanto che, ha scritto per lei il Morais, vorrebbe che qualcuno la aiuti perché vorrebbe ritornare nella sua casa, ma le sue condizioni economiche sono assai precarie non le consentono certo di sostenere le spese di ristrutturazione dell’immobile, devastato tempo fa da un incendio. Il problema è che la Fondazione Fellini, almeno economicamente, non naviga in acque migliori di quella dell’attrice, tanto che per tenersi in piedi ha fatto appello alla generosità dei riminesi, dopo un cambio di vertici, che ora si dibattono fra mille difficoltà, per far tornare i conti, lasciati in rosso dalla precedente gestione, definita irresponsabile, dal nuovo direttore Paolo Fabbri. Quando Fellini la chiamò, nel 1960, sul set de “La dolce vita”, la Ekberg era già stata protagonista (con tanto di Golden Globe nel 1956) dell’ultimo film della coppia Lewis-Martin, Hollywood o morte! diretto da Frank Tashlin e, lo stesso anno, del kolossal Guerra e pace di King Vidor. In Italia aveva già girato l’anno prima, il 1959, nella parte della regina Zenobia che si ribella all’Impero Romano, in Nel segno di Roma, diretto da Guido Brignone. Come dicevamo, Fellini tornerà a dirigerla nello straordinario episodio Le tentazioni del dottor Antonio in Boccaccio ’70 (1962), dove la sua provocante bellezza diventa un vero incubo per le notti del Dottor Antonio, un petulante moralista interpretato da Peppino De Filippo, e nella parte di se stessa in I clowns (1970) e Intervista (1987). Nel 1963 torna a Hollywood dove recita in I quattro del Texas per la regia di Robert Aldrich, accanto a Dean Martin, Frank Sinatra e Ursula Andress e, lo stesso anno lo stesso in Chiamami Buana, con Bob Hope. Negli anni ’70 gira una serie di B-movie di scarsa importanza e poi, passata dai ruoli di sex symbol a quelli di caratterista, la ritroviamo in Cicciabomba (1982) con Donatella Rettore, Il conte Max (1991) di e con Christian De Sica, Cattive ragazze (1992) di Marina Ripa di Meana, Bambola (1996) di Juan José Bigas Luna con Valeria Marini, Il nano rosso (1998) di Yvan Le Moine e nel 2002 in due episodi della serie tv di Canale 5 Il bello delle donne. Dispiace ora scoprire che è sola e senza il becco di un quattrino, reduce da una frattura di femore, senza risparmi ed in un cronicario romano. Brutta fine davvero per una donna che è a far sognare più di una generazione, grazie ad un solo bagno e ad una semplice ma memorabile battuta: “Marcello, come here“ e che ora non riesce a farsi da retta da nessuno. Ma se qualcuno dal buon cuore e dal ricordo ancora lucido vorrà aiutarla, fa sapere il corriere che potrà far pervenire il proprio contributo alla Fondazione Fellini che, dal canto suo, sta pensando a qualche iniziativa per supportare la mitica Anitona, alla quale sarà devoluto l’incasso. Questi i recapiti: Fondazione Federico Fellini , via Nigra, 26 – 47923 Rimini (Italy); tel. +39 0541 50085 ; fax +39 0541 57378; url: [email protected].
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