Sostiene Gigi Riva che un attaccante così, in Nazionale, non se lo ricorda, con quello scatto sulla fascia e quel tiro devastante. Il problema è che Mario Balotelli è così come calciatore ma anche come ragazzo. Se parte non lo prendi più, e quando gli parte il tiro non sai mai come va a finire. “Ieri quel suo destro ha sfiorato il palo, se entrava avremmo parlato tutti di un fenomeno”, la difesa di Rombo di Tuono, uno che di mestiere dopo il goleador azzurro ora fa il padre putativo di giovani esuberanti e fragili. E fenomeno Mario Balotelli lo è davvero.
A giudicare da come é stato accolto, al carcere di Sollicciano o allo stadio di Firenze, è lui l’ultimo di una generazione di divi azzurri che sembrava scomparsa, tanto più amato quanto più fuori dalle regole. Resta da capire se l’identificazione è con la sua classe enorme o con il suo essere ribelle. Di fatto, ha attraversato i suoi 10 giorni di ritiro con Prandelli tra sgridate del ct, sorrisi e abbracci ai carcerati, convocazioni dei pm per una visita a Scampia; ne esce con un sogno piccolo piccolo e in fondo ingenuo, al confronto.
“E’ uno che non parla molto, si tiene tutto per sé, anche con me lo fa poco, anche se dal primo giorno gli ho detto che io ci sono – racconta Riva – Ma una cosa la so: non vede l’ora di fare il suo primo gol in Nazionale”. “Di solito tanti giocatori aspettano l’appuntamento con la fortuna, nella loro carriera: lui no, la fortuna ce l’ha già ed é il suo enorme talento. Dipende solo da lui”, la convinzione di Demetrio Albertini, ex azzurro e ora presidente del Club Italia. E’ quel che sostiene il suo allenatore Prandelli, paziente come un padre anche se non gli si può chiedere di sostituirsi a chi non c’é mai stato o non lo è per sangue.
Quel che emerge, a Coverciano chiusa, è che il ct si era arrabbiato davvero nei pochi giorni di lavoro con SuperMario, per il modo in cui affrontava l’allenamento. Non l’Ipad di Torshavn, non l’andatura ciondolante, non il sorriso troppo spesso trattenuto. Ma un modo di allenarsi blando, da campione ‘pigro’, per usare definizioni di moda: come fosse il più forte di tutti, e non il ragazzino della comitiva cui tutti chiedono di non dilapidare il suo enorme tesoro “L’avete massacrato per nulla”, è stata la difesa di tutti i compagni dopo la Slovenia, De Rossi in testa. E di fatti cosa era un allenamento blando a confronto delle pistolettate in aria a Milano, del ‘vaffa’ a San Siro, della visita a Scampia? Smessi il cappello e gli orecchini da rapper (ma non le cuffie con l’hip hop a palla), Balotelli resta un ragazzo da proteggere, per i suoi compagni più esperti che lo hanno adottato. Prandelli, a cui un po’ di paternalismo tocca per contratto, ha invece espresso qualche preoccupazione: “Mario deve pensare a fare solo il giocatore”. Sembra facile, quando sei già un divo.
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