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Coppie ossidate ed in fieri

Coppie ossidate ed in fieri

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(Di Carlo Di Stanislao) – Eva Longoria è di nuovo single ma, a dispetto dell’età non più freschissima, molto più stimolante, per la fantasia di noi maschietti, la “singlitudine” di Monica Bellucci che, dopo più di tre lustri, si separa dall’adorato Vincent Cassel, con il quale ha avuto, in 17 anni, due figlie e che, in una intervista del 2012, aveva detto di lei: “è capace di rendermi un uomo migliore ogni giorno”.
Per Monica Bellucci si tratta del secondo divorzio, dopo quello con il fotografo Claudio Basso, sposato nel 1990 e l’attrice ha celto di parlare con “Chi” delle separazione e della sua storia d’amore durata 17 anni con il divo francese, considerato uno dei sex symbol maschili più amati del mondo, culminata con il matrimonio nel 1999 e con la nascita di due figlie, Deva e Lèonie, concludendo che , anche se percorreramnno da ora strade diverse “ci saranno sempre uno per l’altro”.
Sorpresa si dice la rivista “Variety”, che considerava la coppia inossidabile, per ricordare molti casi analoghi, come quelli di Michael Douglas e Catherine Zeta Jone, Johhny Deep e Vanessa Paradis, Tom Cruiose e Nicole Kidaman, sempre lui e Katie Holmes, Stefano Accorsi e Laetitia Casta e commentando che anche nel firmamento delle stelle l’amore può tramontare.
I due si conobbero ed innamorarono sul set di “Doberman”, opera prima del regista francese Jean Kounen, nel 1997, un film, a dire il vero, semplicemente atroce ed anzi insopportabile, una scheggia impazzita di un qualsiasi videoclip rumoroso e frastornante, uno spot prolungato che cela dietro al caos e alla velocità, una totale assenza di contenuti, un susseguirsi martellante e schizoide di immagini ad effetto che forse nella diabolica mente di Kounen avrebbero dovuto provocare qualcosa o qualcuno, ma che invece ridicolizzano presto il suo prodotto mettendone in mostra la totale nullità.
Tuttavia, questo brutto film di origine fumettistica (il disegnatore Joel Hussin, autore del fumetto da cui è tratto, ne è anche lo sceneggiatore) fece nascare “l’amour fou” fra i due fascinosi protagonisti: lei che aveva già lavorato per Dino Risi e Coppola e la cui popolarità aumenterà nel 2000, con Malèna di Giuseppe Tornatore, che la fa conoscere prima in Europa e poi in America e soprattutto, sempre con Cassel divenuto nel frattempo suo marito, col controveso Irréversible di Gaspar Noè; e lui, figlio d’arte, frutto dei lombi di Jean-Pierre, protagonista negli anni conquanta di alcune commedie teatrali di Philippe de Broca e poi al cinema, con ruoli di livello in film di Jean Renoir, René Claire Claude Chabrol, che divenne famoso nel 2000 con “Fiumi di porpora” di Mathieu Kassovitz, con cui aveva già lavorato in a Métisse (1993), e L’odio (1995), con ruoli di bel tenebroso che lo porteranno ad essere il farabutto russo di Birthday Girl con Nicole Kidman e il losco individuo coinvolto in un giro di droga e prostituzoone in “La promessa dell’assassino” di Cronenberg.
Lo ricordo, soprattutto, ne “il cigno nero” di Afaranosky, spietato coreografo che pretende faustianamente l’anima dalle sue interpreti e come padre infedele della brasiliana Commilla Belle in “Deriva”.
Quanto a lei, icona di bellezza e sensualità, certamente la donna più bella al mondo, come ha sostenuto la rivista “Elle”, che le ha dedicato numerose copertine, mito intramontabile come lo sono state, in tempi diversi, Sharon Stone, Sophia Loren, Madonna e Penelope Cruz, la ricordo soprattutto come Maddalena ne “La passione di Cristo” di Mel Gibson, dolce e tormentata, come lo sono le donne attraversate da luce ed ombre, assieme.
La sua bellezza ricorda , per molti versi, quella sensuale e per nulla innocente di Luisa Ferida, che lei stessa ha portato sugli schermi nel 2008, nel film di Marco Tullio Giordana, “Sanguepazzo”, dal titolo del film a cui, per dieci anni, lavorò Osvaldo Valenti, suo grande amore nell’ultimo periodo, un periodo dissoluto ma vissuto intesamente, conclusosi con il loro assassinio per mano partigiana, perché giudicati rei di torture nei confronti dei partigiani, nella famigerata Villa Trieste di Milano, in via Paolo Uccello, luogo della cosidetta banda Kock, reparto speciale di polizia della Repubblica sociale italiana, che operò principalmente a Roma e in seguito, brevemente, anche a Milano, macchiandosi di numerosi crimini contro nemici catturati e oppositori politici.
Presentato in anteprima al “Massimo” de L’Aquila, con un intervista di Gabriele Lucci a Giordana, l’anno prima del terremoto, si tratta di una bella storia in un film non completamernte riuscito, ma con la Bellucci che non sfigura accanto a Zingeretti.
Tornando alle coppie, se nella vita una del cinema una si ossida, nel cinema un’altra, ma di finzione, viene messa in piedi, composta da Batman e Superman, supereroi della Comics, alleati in un film previsto in uscita il 17 luglio 2015, in cui saranno fianco a fianco, con Henry Cavill che sarà ancora una volta (dopo “L’uomo d’acciaio”) Superman e Ben Affleck invece Batman, dopo che l’attore aveva interpretato, nel 2003, il supereroe “Devil” ma con risultati molto deludenti.
Regista della’imprersa Zack Snyder, sempre per la Warner Bross, che evidentemente si appresta, in un periodo di crisi, a costruire le radici di un’identità a lungo termine, con una saga composta da una coppia inedita di eroi, che si spera duri molto, quanto ad incassi al botteghino.

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