(Di Carlo Di Stanislao) Oggi 5 febbraio, con inizio alle 17,45, presso i locali della Sala di Lettura “Prospettiva Persona”, continuano gli incontri del Salotto Culturale di Teramo con il ciclo “La macchina del potere” a cura di Emilia Perri, dedicato al pensiero politico di John Locke, uno dei promotori dell’Illuminismo inglese ed europeo ed il primo teorico del regime politico liberale, oltre che iniziatore dell’indirizzo critico della gnoseologia moderna. Ricollegandosi sia alla filosofia baconiana che alla tradizione empirico-scettica della prima metà del Seicento, che aveva trovato in Gassendi esemplare espressione, e non senza risentire dell’influenza dei grandi rappresentanti della nuova cultura filosofica e scientifica, come Descartes e Hobbes, la ricerca di Locke muove in primo luogo da un esame critico degli strumenti della conoscenza e del loro uso. L’idea della necessità di una “indagine pregiudiziale sui poteri e gli oggetti dell’intelligenza umana” si era presentata già nel 1671 e, svolta, quell’idea diventò il Saggio sull’intelletto umano, la prima indagine critica della filosofia moderna sulla linea che porta alle Critiche kantiane. L’opera, in quattro libri, presenta una teoria della esperienza considerata unica fonte della conoscenza umana e un inventario sistematico delle idee, esaminate al vaglio dell’esperienza con un procedimento che troverà integrale applicazione da parte di Hume. Presupposto dell’indagine è il principio, di derivazione cartesiana, secondo il quale avere un’idea significa percepirla attualmente, cioè esserne consapevoli, così che per Locke, essendo alcune idee (per es., quella di Dio) presenti nell’adulto ma non nel bambino, va respinta ogni teoria innatistica. Tesi fondamentale dell’opera è che tutte le idee derivano dall’esperienza, o perché direttamente fornite da essa (idee semplici) nella forma della sensazione o percezione esterna e in quella della riflessione o percezione interna, o perché costruite dall’intelletto (idee complesse) mediante un’attività di riproduzione, confronto e composizione condotta sulle idee semplici provenienti dall’esperienza. Tutti i concetti della metafisica (spazio, tempo, movimento, causa, identità, sostanza, individuo, persona) vengono allora esaminati, quali si presentavano nella cultura filosofica corrente, per accertare in quale significato essi debbano essere definiti quando ne sia riconosciuta l’origine. Circa il pensiero politioco, di cui staera si discuterà a Teramo, come già quello di Hobbes, è strettamente legato alle tormentate vicende inglesi del Seicento, nel corso del quale lo scontro tra corona e parlamento diede luogo a due rivoluzioni (1642 e 1688), la prima delle quali accompagnata da una guerra civile. Locke teorizza la separazione dei poteri: il potere legislativo (che è il potere supremo) spetta al parlamento, eletto dai cittadini che ne abbiano diritto (sulla base del censo), mentre il potere esecutivo spetta al re. In tale modo egli intende garantire quel bilanciamento e controllo reciproco dei poteri (checks and balance) che costituisce un argine contro il dispotismo e un’ulteriore garanzia per la libertà dei cittadini. Per lui il potere politico, anche quando è basato sul consenso, può ricorrere alla forza, se le sue decisioni non vengono rispettate. Il potere spirituale, invece, può soltanto convincere e non costringere, perché la religione consiste nella fede interiore, senza la quale nulla ha valore di fronte a Dio. Imporre una fede religiosa con la forza non ha senso: si possono confiscare i beni, tormentare il corpo con il carcere e la tortura, afferma Locke, ma tutto ciò non può mutare le convinzioni interiori di un uomo. Queste mutano soltanto con la luce di una nuova convinzione, e non certo per effetto della forza. Perciò sfera politica e sfera religiosa debbono essere chiaramente distinte. Quanto alle varie Chiese, ognuna ritiene di avere il monopolio della verità: ma si tratta, secondo L., soltanto di una convinzione soggettiva. Ogni individuo entra spontaneamente in una Chiesa, sperando di aver trovato la vera religione e il culto più gradito a Dio; ma proprio per ciò, se cambiasse idea, deve poter abbandonare quella Chiesa, con la stessa libertà con cui vi era entrato. Ogni Chiesa ha il diritto di fissare i propri principi dogmatici, le proprie regole di culto e organizzative e di espellere chiunque non le rispetti; ma l’esclusione religiosa non deve avere conseguenze civili. Al decreto di scomunica, dice L., non deve seguire nessuna violenza, né fisica né verbale, e nessun danno ai beni del cittadino scomunicato. Dalla tolleranza L. esclude però sia i cattolici (perché obbediscono agli ordini di un sovrano straniero) sia gli atei (perché, non credendo in Dio, non riconoscono le leggi naturali che sono alla base della convivenza). Sempre in ambito culturale, lo scorso fine settimana Teramo ha avuto la soddisfazione di un riconoscimento ambito per Francesco Antonioni, compositore teramono teramano, classe 1971che ha scritto e continua a scrivere musica per ensemble e solisti di rilievo internazionale, oltre che brani per documentari e trasmissioni televisive. Una delle sue composizioni ‘Gli occhi che si fermano’ è stata eseguita, infatti, a Roma (all’Auditorium Parco della Musica) sabato, lunedì e martedì scrorsi, dall’orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, diretta da Antonio Pappano ed apprezzatta dal numeroso pubblico. Il titolo del brano è tratto da un passaggio di un romanzo di Javier Marias , il cui protagonista è capace di vagare senza limiti tra presente, passato e futuro. Con questo brano il compositore è riuscito a rappresentare un paradosso dell’osservazione, per cui fenomeni che appaiono molto veloci, hanno in realtà una struttura lenta e vicevbersa, con una composizione impegnativa e funambolica, che si risolve in un grande virtuosismo orchestrale.
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