E’ un artista complesso, inquieto. Un autodidatta. E la sua arte è ricerca intimista, palese, un espressionismo non solo formale ma pienamente assimilato e rielaborato secondo parametri di assoluta originalità. Un primitivismo forte, talora disturbante e grottesco ma vivo e profondamente vero.
E’ il noto ceramista di Savona Gian Genta che al Nyala Suite Hotel di Sanremo (via Solaro, 134) propone “Où allez-vous, la belle?, la mostra ideata e curata dal critico d’arte Giorgia Cassini che verrà inaugurata domani (venerdì 5 agosto), alle ore 19, con un elegante vernissage presso le prestigiose Sale d’Arte del Nyala.
“E’ la mia prima personale a Sanremo – racconta Gian Genta – e per l’occasione ho portato una quarantina di ceramiche smaltate in diverse cotture realizzate negli ultimi cinque anni. Rappresentano le donne, colte in ogni loro sfaccettatura, vero motore del nostro esistere”.
“Gian Genta – precisa la dottoressa Cassini – porta l’esultanza creativa del suo temperamento unita al sottile ingegno indagatore nell’espressione dei volti delle giovani donne, nell’essenzialità dei volumi, nell’eleganza delle soluzioni decorative e nel taglio particolarissimo delle belle teste femminili così come, in genere, in tutta l’opera ceramica ove sempre è evidente un forte intento espressionistico che si traduce in forme raffinatamente arcaizzanti”.
La mostra rappresenta un evento d’eccezione per festeggiare il primo compleanno delle prestigiose Sale d’Arte.
“Nel corso di un anno le Sale d’Arte – dichiara Igor Varnero (Nyala Suite Hotel) -, con la curatela della dottoressa Cassini, hanno ospitato moltissime opere pittoriche che hanno ricevuto ampi consensi ed apprezzamenti. Per festeggiare questo primo compleanno proponiamo il valente ceramista Gian Genta che, oltre a segnare l’inizio del secondo anno di attività delle Sale, si inserisce all’interno di quel percorso di sperimentazione che ci ha portato ad ospitare esposizioni di artisti di differente estrazione e orientamento culturale”.
Assiduo frequentatore dei circoli e della mitica scuola artistica di Albissola fin dagli anni 60-70, dopo l’esordio alla quadriennale di Roma, Gian Genta vive a stretto contatto con i più grandi nomi dell’arte italiana con cui ha un rapporto di amicizia ma, al tempo stesso, di riservatezza e di rispetto, affascinato dalle differenti qualità, tra gli altri, di Sassu, Fabbri e Fontana.
Ed è proprio in Aligi Sassu che Gian Genta si riconosce maggiormente per quel suo primitivismo incentrato sulla figura e per quella sua passionalità gestuale ed arcaica con cui Sassu infrange le regole della decorazione e della forma.
Come artista Gian Genta ha trovato solo in anni recenti un crescente interesse da parte di critica e pubblico: esaurita l’animosità politica che per lunghi anni lo ha dominato, con il nuovo millennio trasforma il proprio vissuto personale in forme di partecipazione artistica immediate, alternando la terra all’inchiostro e facendo scivolare segno e colori nell’argilla come nella poesia alla ricerca di quella luce che deve avvolgere.
Nel 2002 esce la sua prima raccolta di immagini e pensieri, Fiori di Ortica, a cui dedica la copertina l’amico artista Giorgio Moiso; nel 2005 il secondo libro in versi ed aforismi Passato accanto la cui copertina, un angelo in camicia di forza, vede l’intervento di Gianni Celano Giannici, artista con cui Gian Genta ha convissuto i migliori momenti culturali della Albissola di Lam, Fontana, Jorn, Sassu, Rossello, Fabbri, Salino, Siri, Sabatelli, Bonelli, e di tanti altri ancora come il generoso Sandro Soravia che oggi lo ospita nel proprio atelier per la cottura delle sue ceramiche.
Fondamentale è stata la sperimentazione con la creta presso l’atelier di Turi D’Albissola. Da qui le teste, i busti, le figure umane in ceramica smaltata a terzo fuoco, con quei volti che ricalcano quelli di statuette in soluzioni biomorfe e che sono al contempo critica e visione piena dell’umanità d’oggi.
“Il mio amore per l’arte – conclude Gian Genta – nasce istintivo, indipendente e perseverante. Non riesco a retrodatarlo, essendomi dedicato fin dagli anni 60 prima alla pittura, poi all’intarsio del legno, in seguito alla stesura di versi ed aforismi e, quindi, alla ceramica. Autodidatta, impegnato come chi ingenuamente è alla ricerca della verità, ho sempre rifiutato ogni principio accademico sia per soddisfare la ragione dei miei errori sia per non sentirmi strozzato dalla gratitudine verso un qualche maestro”.
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