33 leoni sono stati liberati dai circhi del Perù e della Colombia e trasportati in Sudafrica dove finalmente possono godersi il loro habitat naturale dopo anni di violenze e abusi provocati da una vita in gabbia.
33 leoni, provenienti dal Perù e dalla Colombia, stanno finalmente scoprendo il sapore della libertà ora che, grazie all’Animal Defenders International (ADI), sono stati trasportati in Sud Africa, presso l’Emoya Big Cat Sanctuary a Vaalwater, Limpopo. Abituati alla gabbia, mutilati, privati dei denti e degli artigli, alcuni senza occhi e con cicatrici evidenti, questi splendidi mammiferi hanno vissuto per anni al servizio dei circhi, ma adesso sono finalmente tornati nella loro vera casa.
I 33 leoni, cresciuti in cattività, non verranno reinseriti in un contesto di libertà assoluta, poiché non sarebbero in grado di sopravvivere. Nella fase iniziale, quella di questi giorni per intenderci, i vari leoni verrano introdotti in campi recintati, dotati di alberi, vegetazione e specchi d’acqua, dai quali piano piano verrano spostati per andare a vivere in spazi ancor più vasti (tra i 10.000 e i 20.000 mq l’uno) e in linea con il loro habitat naturale.
L’ADI spiega che i leoni al momento sono suddivisi in due grandi famiglie e in varie coppie, l’obiettivo è quello di comprendere se sia possibile farli convivere in modo da formare più famiglie. Tra i 33 leoni, alcuni hanno bisogno di cure speciali viste le condizioni in cui sono stati ridotti, un esempio sono Ricardo e Joseph, entrambi con problemi di vista.
Quanto realizzato dall’ADI rappresenta un passo importante verso l’obiettivo finale: quello di eliminare completamente gli animali dai circhi. Sono infatti 100 in totale gli animali salvati con la collaborazione degli ufficiali peruviani: orsi, scimmie e uccelli verrano reinseriti in alcuni santuari in Perù, mentre una tigre è diretta in Florida.
La prossima volta che andrete ad assistere ad uno spettacolo circense con animali chiedetevi: chi paga davvero il prezzo di ciò a cui state assistendo? Di certo non gli spettatori, né gli artisti dei tendoni. Gli unici a rimetterci sono infatti gli animali, esemplari costretti a vivere in condizioni inaccettabili, lontane da quelle previste dall’habitat naturale e addestrati a comportarsi da burattini a cui viene negata ogni forma di rispetto. Il tutto per il godimento degli esseri umani che confondo il maltrattamento con lo spettacolo e, inconsapevolmente, invitano i propri figli a non rispettare le specie animali per quelle che sono, facendogli credere, ad esempio, che i leoni adorino saltare nei cerchi infuocati e inducendoli a ritenere ‘normali’ le violenze a cui assistono.
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