In occasione della presentazione del nuovo libro di Sandro Donati, dal titolo “Lo sport del doping. Chi lo subisce, chi lo combatte”, Libera ha presentato cifre e analisi per fotografare e valutare la diffusione del doping in Italia e il controvalore economico del suo mercato illegale. Durante la presentazione, lo stesso Sandro Donati ha anticipato infatti alcuni dati di un Report consegnato alla WADA pochi mesi fa e di imminente pubblicazione dal titolo “Il mercato dei prodotti doping ed i cambiamenti nella riduzione dell’offerta: un’analisi dell’esperienza italiana”, realizzato insieme alla professoressa Letizia Paoli, docente di criminologia presso l’Università belga di Lovanio.
I due autori hanno analizzato i risultati di circa 100 inchieste giudiziarie. Analizzati anche i dati dei sequestri di sostanze doping realizzati dal 2000 ad oggi dai carabinieri del NAS e dalle altre Forze di Polizia, i risultati dei controlli anti-doping realizzati dalla Commissione anti-doping del Ministero della Salute, i risultati delle indagini mediante questionario attuate dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dal Dipartimento Antidroga e i risultati di altri studi, allo scopo di formulare una valutazione dell’attuale diffusione del doping in Italia e del controvalore economico di questo mercato illegale.
I numeri. I sequestri di farmaci utilizzati per doping, dal 2000 ad oggi, sono ammontati a circa 105 milioni di dosi, con una media di circa 8 milioni di dosisequestrate annualmente. Nonostante il considerevole ammontare dei sequestri, gli stessi rappresentano una porzione molto modesta dei farmaci realmente utilizzati per doping , visto che il consumo italiano di detti farmaci e sostanze è stato stimato per il 2011 almeno in 371 milioni di dosi, pari ad un costo annuo di circa 425 milioni di euro. Questo consumo è riferibile a circa 185 mila praticanti le diverse attività sportive e a circa 69 mila praticanti il body building, per un totale nazionale stimabile, come minimo, in circa 254 mila assuntori. “Si tratta certamente di una sottostima – si sottolinea – causata dal fatto che l’assunzione di molti farmaci con valenza doping non è rilevabile nei controlli anti-doping per cui sfugge, per ora, a qualsiasi valutazione. E’ dunque evidente che si tratta di tesserati sportivi o di frequentatori di palestre di body building che praticano sport a livello amatoriale o, comunque, distante dal livello nazionale”.
Sport professionistico e sport amatoriale. Rimane invece sconosciuta la reale diffusione del doping tra gli atleti di elevato livello che, evidentemente, presentano un rischio doping sensibilmente maggiore che, però, per una serie di ragioni, non traspare dai risultati dei controlli anti-doping. E’ significativo il fatto che a fronte del 4,5% di casi positivi rilevati nello sport amatoriale dai controlli della Commissione anti-doping del Ministero della Salute, la percentuale dei casi positivi nei controlli attuati dal Coni sugli atleti di alto livello si attesta intorno allo 0,70%. “Senza considerare – ed anche questo è estremamente significativo – che il CONI ha smesso nel 2007 di pubblicare sul suo sito i risultati dei propri controlli!”
Per gli autori della pubblicazione, le ragioni della “debolezza” di tali controlli sugli atleti di alto livello sono diverse: “La coincidenza controllori controllati che, evidentemente, rappresenta un freno estremamente rilevante; la pressoché totale assenza di controlli a sorpresa che, come è noto, sono molto più efficaci di quelli programmati e quindi prevedibili in gara; la debolezza delle analisi anti-doping che non riescono a rintracciare nelle urine numerose sostanze; l’evidente ‘buco nero’ dei controlli nel calcio e, più in generale, sui professionisti (delle diverse specialità sportive) di elevata valenza economica”.
Doping, un fenomeno “grandi numeri”. Gli scandali del doping si susseguono – si legge nel libro di Donati – coinvolgendo campioni di primissimo piano. È ormai consapevolezza diffusa che in diverse discipline sportive il ricorso al doping coinvolge gran parte degli atleti di vertice e altera i risultati delle maggiori competizioni sportive, favorito da dirigenti che guardano solo al numero delle vittorie e da una parte dellastampa sportiva che preferisce non vedere e non sentire. Pochi sanno, invece, che tutto questo ha fatto “scuola” e che molti praticanti di livello amatoriale affollano gli ambulatori dei medici dei “campioni” per farsi prescrivere la “cura” miracolosa che può consentire loro di battere in gara il collega di ufficio o il vicino di pianerottolo.
Così il doping è diventato fenomeno di grandi numeri, con molti punti di contatto con la droga e sta generando traffici internazionali manovrati dietro le quinte dalle multinazionali farmaceutiche e con gli interessi della criminalità organizzata.
Uno spaccato confermato dal Report consegnato alla Wada: tra il 2001 ed il 2009 sono stati 313 i procedimenti avviati dalle Procure per l’accusa di doping prevista dalla legge 376/2000, alla media di 35 procedimenti all’anno. Centocinquanta procedimenti riguardano accuse generiche di doping, e centosessantatré riguardano il commercio illegale in sostanze dopanti. Dal 2006 al 2009 sono state complessivamente 683 persone condannate per doping, 253 per accuse generiche di doping e ben 430 per commercio illegale in sostanze dopanti.
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