(Di Carlo Di Stanislao) Ispirato al flusso di coscienza di Cronenberg, rivisitato in chiave popolare (cioè più alla Wolfe di “Gita al faro” che alla Joyce dell’”Ulisse”), muovendosi tra Las Vegas, New Orleans e New York e tra l’uragano Katrina e la pioggia di titoli tossici che hanno fatto naufragare il sogno americano, contaminando il financial thriller con il magical thriller, “I maghi del crimine” è un film in cui Sodenberg torna a giocare bene le sue carte e, dirigendo altrove l’attenzione dello spettatore, lontano dal trucco e dai movimenti che non devono essere visti, riesce nell’intento di descrivere eroi prestigiosi e in fuga, che affrancano il mondo da lucchetti e catene, vincolandosi soltanto nell’esercizio dei propri sentimenti.
Discorso politicamente scorretto per incontrare il favore di un pubblico che nella buona educazione e nel rispetto delle regole non crede più e che è in cerca, invece, anche nel cinema, di nuove ribellioni e differenti prospettive.
Così attende Venezia, nella prosecuzione della scia sexy inaugurata da Cannes, la deflagrazione di Lindsay Lohan, che tra un’entrata e un’uscita dai centri di disintossicazione, tra un arresto e un rilascio su cauzione, da vera cattiva ragazza di Hollywood, ha preso parte a “The Canyons” di Paul Schrader, rifutato al Saundance, torbida storia di sesso e violenza che ha per protagonisti cinque ventenni (fra cui il pornodivo James Deen) in cerca di successo e, ancora, di “Moebius”, di Kim Ki-duk, con l’incesto di una moglie che per punire il marito fedifrago arriva a possedere e poi evirare il figlio; ed anche , accusato due anni fa di aver stuprato una cameriera: e giù fellatio, ammucchiate, accoppiamenti selvaggi filmati da Abel Ferrara con il corpulento Gérard circondato da donne nude e per finire; sempre fra agosto e settembre e fra le gondole del Festival, anche l’altro scandalo di Sodenberg, con Michael Douglas nella parte dell’eccentrico pianista Liberace e Matt Damon in quella del suo amante.Gérard Depardieu, nei panni di Strauss-Khan
E mentre l’Italia si dibatte nel nero senza uscita di film bellima privi di speranza (“La migliore offerta”, “la grande bellezza”, “Reality”, ecc.) il resto del cinema si rifugia nel sexy estremo: con lo scandalo annunciato di “L’inconnu du lac”, di Alain Guiraudie, ambientato in riva a un lago che ospita incontri occasionali tra gay e con scene di sesso omo come in “Behind the candelabra”; “Lovelace”, biografia della sventurata attrice del porno-cult Gola profonda, resuscitata da Amanda Seyfried; “Don Jon”, in cui Scarlett Johannson deveivedersela con la pornodipendenza del fidanzato; “33 Liberty”, che non ha ancora un distributore italiano, in cui Emily Watson, Sandra Oh e Nia Vardalos aprono una hot line erotica; “Il Lercio” (droga, turpiloquio e giochi erotici), ispirato ad un romanzo di Welsh e, ad agosto, “In Trance di Boyle”, con un nudo frontale di Rosario Dawson da rendere tiepido il sole in Leone.
Comunque il più furbo è, al solito, Lars Von Trier, che prepara l’uscita di “Nymphomaniac”, film dichiaratamente pornografico, attraverso una campagna virale sul web, con protagonista Charlotte Gainsbourg (figlia di Serge e di Jane Birkin), che è (nella finzione) una ninfomane dichiarata e nel cast Uma Thurman, Willem Dafoe, Shia LaBoeuf, Stellan Skarsgard, affiancati da attori porno che ne fanno di tutti i colori. La prima in Danimarca, provocatoriamente il 25 dicembre, quando il sole è in Capricorno e le chiese risuonano di canti cristiani.
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