Gaza, maggio 2016: poco è cambiato in questi ultimi anni rispetto alla libertà di movimento della popolazione, un diritto che appare tanto elementare alla maggior parte delle comunità mondiali. Sono numerosi invece gli ostacoli da superare per potere accedere ai confini esterni, anche solo per raggiungere altri territori palestinesi.
Nel 2013 vi fu un barlume di speranza rispetto alla possibilità che l’assedio terminasse quando il capo del governo palestinese di Gaza, Ismail Haniya affrontò il tema della difficile situazione umanitaria di Gaza con Ekmeleddin Ihsan Oglu, Segretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione islamica. Vivere sulla striscia infatti significa svegliarsi un mattino e scoprire che l’unico corridoio di congiunzione con il mondo è stato aperto: si tratta del famoso Valico di Rafah, una sorta di portale con l’Egitto, che dà per pochi giorni la possibilità di ricongiungimento familiare o come nel caso di Samah, quella di ritirare i premi per il suo faticoso lavoro.
Samah Shahen ha 36 anni ed è cittadina di Gaza; da anni il suo piccolo negozio di artigianato in legno dona colore al centro del campo profughi di Al Bureij. Oltre ad affrontare una vita difficile nella Striscia di Gaza, Samah non si è fatta fermare da un handicap che l’ha colpita alla nascita: da bambina ha subito varie operazioni alla mano sinistra e questo ha portato a un peggioramento del tono muscolare degli arti superiori, complicando così ulteriormente molti dei gesti quotidiani che la accompagnano non solo nel suo lavoro, ma anche nella vita privata.
Chi ha la fortuna di incontrarla si trova davanti una donna sorridente, costretta a combattere con l’assedio e con l’impossibilità di superare il confine con i suoi documenti per poter ritirare i premi a lei assegnati come artista e intarsiatrice del legno. Salah deve anche affrontare la continua sospensione dell’energia elettrica, che costringe la popolazione a restare in casa al buio. Questo impedisce l’utilizzo di un qualsiasi comune elettrodomestico e le nega la possibilità di terminare le sue opere.
L’artista è stata invitata di recente sia in Egitto che Cisgiordania per ricevere dei riconoscimenti all’artigianato femminile. Un progetto di integrazione per l’agevolazione lavorativa di persone disabili qualche anno fa le ha permesso di creare il suo antro magico, un mondo fatto di decorazioni e colori e impregnato dal profumo dell’antico legno lavorato e lucidato a mano. L’enclave però si trova sotto assedio militare ormai da molti anni e Samah non ha mai ricevuto il permesso di ritirare i premi tanto meritati.
Antonietta Chiodo
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