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Gogol per Fantozzi

Gogol per Fantozzi

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(di Carlo Di Stanislao) – Stasera alle 18, a Villa Medici a Roma (nella sede dell’Accademia di Francia), Evgeny Solonovich e a Antonella D’Amelia, presidenti della giuria del quarto premio Gogol, consegneranno lo stesso a Paolo Villaggio, padre del tragicomico “Fantozzi”, perché, con questo personaggi, ha dato un seguito  all’indagine sull’uomo umiliato e offeso avviata dal maestro russo con il racconto “Il cappotto”.

Alla cerimonia hanno confermato lo loro presenza  il ministro della Cultura dell’Ucraina Mikhail Kulinjak, il direttore del Museo Statale delle Belle Arti “Pushkin” Irina Antonova e diversi esponenti della cultura italiana, ucraina e russa, che faranno da festosa cornice al comico e scrittore genovese che a dicembre compirà 80 anni e che, nella lunga carriera, ha dato vita a personaggi legati ad una comicità paradossale e grottesca: il professor Kranz, il timidissimo Giandomenico Fracchia, ma soprattutto il servile e sottomesso ragionier Fantozzi, forse il personaggio più popolare dell’intera storia della comicità italiana. Notevole la sua attività di scrittore, iniziata proprio con un libro su Fantozzi al quale seguiranno altri sei sul ragioniere, e altri, sempre di carattere satirico. Versatile attore, nonostante i ruoli “fantozziani”, ha recitato in ruoli più drammatici, partecipando a film di registi come Federico Fellini, Lina Wertmuller e Ermanno Olmi.

Dopo aver portato in scena il monologo autobiografico Delirio di un povero vecchio, nel 2002 Villaggio ha pubblicato la sua autobiografia intitolata Vita, morte e miracoli di un pezzo di merda,  dove ha raccontato con vero pathos la sua stessa famiglia, sua moglie, suo fratello gemello Piero (affermato docente universitario di Scienza delle costruzioni) e suo figlio Pierfrancesco (nato nel 1962) che, nei primi anni ottanta, è diventato tossicodipendente tanto da dover costringere il padre a portarlo nella comunità di San Patrignano, dove poi si è disintossicato.

Nel 2009, in occasione del Davide di Donatello alla carriera, pubblicò il divertente e cinico ‘Storie di donne straordinarie’, edito da Mondadori e, in una lunga intervista, si lamentò della cultura ufficiale, da lui definita “bacchettona”,  e che non prende mai sul serio, come scrittore, un comico o al massimo lo fa o dopo la morte.

In quella stessa intervista ricordava, comunque, che vi era stata, nel suo caso, una eccezione: il premio Flaiano nel 2008, per ‘Storia della libertà di pensiero’.

Tornando al suo libro migliore, in cui rievoca a tratti Gogol, in altri Kafka e in altri momenti Pasolini, vi si respira una vena da autentico scrittore e da uomo con indole autodistruttiva che, comunque, rende semplici ed amene le metafore, espresse   con linguaggio scorrevole ed accattivante, sulla funzione della’arte e della comicità, forme intessute di una selva di simboli che intrattengono un rendez-vous con l’inconscio e che sono comprensibili al grande pubblico, più di saggi per pochi specialisti, come il celebre libro di Baudouin, La psicoanalisi dell’arte,  scritto 1929, e ripubblicato negli anni ’70 da Guaraldi.

istituito dalla Fondazione “Centro presidenziale B.N. Eltsin”, il Premio Gogol si propone di promuovere e stimolare i rapporti tra Russia e stati europei ed ha come presidente d’onore il noto specialista di letteratura russa Jurij Mann.

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