(Di Carlo Di Stanislao) In tempi di par condicio è abbastanza naturale che un film sulle “nudità” maschili sbanchi al box office, tanto negli USA che in Europa. Così, in questa pigra ripresa di frequenza cinematografica dopo la pausa estiva, “Magic Mike”, il film di Steven Soderbergh sul mondo degli spogliarelli maschili, uscito nel weekend in 358 sale italiane, ha incassato 1.326.795 euro con un’ottima media per copia (3.706), scalzando dal podio “Prometheus”, secondo con 1 milione 689 mila; mentre scivolano al terzo e al quarto “Ribelle The Brave” e “Madagascar 3”. Unico film italiano fra i primi dieci è “Il rosso e il blu “, solo al 7° posto, segno di una ripresa auspicata, ma che tarda a venire.
Il film di Soderbergh, con sette supermaschi vistosamente esibiti, con corpi lucidi di olio e ceretta, tesi, guizzanti, stondati di puri muscoli, perfetti come statue greche; parla di un trentenne, il Mike del titolo, che di giorno fa il muratore e mette via i soldi per avviare una attività di vendita di mobili personalizzati e di notte si esibisce come stripper al club Xquisite.
Le sette star (nel cuore e negli occhi della più parte delle spettatrici),si esibiscono con body magnifici e “pacchi” immaginifici, volendo mostrare la deriva del sogno americano, rilanciando, in modo banale e stucchevole, il riscatto individuale, con la tavoletta edificante dei dannati e redenti e la dialettica, puritana, fra sesso facile e vero amore.
Channing Tatum, il protagonista, è già un fenomeno mediatico, come lo sono gli altri sei spogliarellisti: manzi perfetti ed in buona salute che fanno il pari, per noi maschietti, con i film osè che andavamo, di nascosto, a vedere una volta, dimentichi di mogli e fidanzate.
Estremamente furbo, dotato e discontinuo, Soderbergh (premio Oscar per Traffic e regista di Ocean 11, 12 e 13) a Cannes conquistò la Palma d’oro con il suo primo film Sesso, bugie e videotape nel 1989 ed tornato sulla Croisette nel 2008 con un film sul “Che”, piacque a critica e pubblico, per la sapiente mescolanza di stile documentario e finzione, immagini in bianco e nero, un impeccabile montaggio e la musica di Alberto Iglesias,ottenendo un ennesimo successo.
Con Channing Tatum aveva già girato, lo scorso anno, il thriller “Knockout – Resa dei conti”, con la campionessa a di arti marziali Gina Carano, nel ruolo di una agente specializzata in azioni sotto copertura, che decide di vendicarsi di un doppiogiochista della sua stessa agenzia, che l’ha tradita durante una missione.
Secondo me l’ultimo film meritevole di Soderbergh è “Bubble” del 2006, che con stile scarno e minimalista, offre un inquietante ritratto della provincia americana e chiosa con forza sul desolante appiattimento esistenziale di alcuni abitanti di una cittadina sperduta nel Midwest, dove la notizia di un omicidio è solo una breve scossa prima che tutto torni alla normalità, all’alienante e malinconica routine quotidiana.
Ma forse il mio giudizio negativo sul film recente è dettato solo da invidia e bruciante gelosia.
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