Homo floresiensis (dall’isola indonesiana di Flores sulla quale sono venuti alla luce i suoi resti) è il nome proposto da alcuni antropologi per dei fossili di ominidi vissuti fino a 50.000 anni fa, scoperti da un gruppo di ricercatori australiani e indonesiani nel settembre del 2003.
Nuovi fossili provenienti dall’isola di Flores suggeriscono che l’Homo florensiesis fosse davvero una specie a sé, evolutasi per lungo tempo forse a partire dall’Homo erectus.
Due studi: “Homo floresiensis-like fossils from the early Middle Pleistocene of Flores” e “Age and context of the oldest known hominin fossils from Flores”, pubblicati su Nature da due team di scienziati guidati dall’Università australiana di Wollongong, coordinati rispettivamente da Yousuke Kaifu, del Museo Nazionale di Scienza e Natura di Tokyo, e da Adam Brumm dell’università australiana di Griffith, danno conto di una eccezionale scoperta di resti fossili di antichi ominidi in Indonesia, che sembrano essere gli antenati dell’Homo floresiensis , una specie di umana di piccole dimensioni subito ribattezzata Hobbit, che raggiungeva solo un metro di altezza.
“Il podcast del ritrovamento”
La scoperta, secondo Gert van den Bergh, dell’università australiana di Wollongong, che ha guidato gli scavi, smentisce una volta per tutte quanti ipotizzavano che l’Homo floresiensis fosse soltanto un Homo Sapiens con difetti di crescita, cioè nano, e rafforza l’ipotesi che questi uomini primitivi fossero discendenti minuti del nostro antenato Homo erectus.
da Greenreport.it – Gert van den Bergh, del Centre for Archaeological Science dell’università di Wollongong,, era il leader del team che ha trovato un frammento di mandibola e sei denti di almeno un adulto e due bambini in strati di roccia sedimentaria in un sito chiamato Mata Menge, nell’isola indonesiana di Flores, e che ha dettagliatamente descritto su Nature l’anatomia di questi resti e dimostrato che i reperti sono più vecchi di oltre mezzo milione di anni di resti delll’Homo floresiensis ritrovato a Liang Bua.
Van den Bergh spega: «Sorprendentemente, questi fossili, che comprendono due denti da latte di bambini, hanno almeno 700 mila anni. Questa scoperta ha importanti implicazioni per la comprensione della precoce dispersione umana e l’evoluzione nella regione e mettono a tacere una volta per tutte gli eventuali scettici che credono che l’Homo floresiensis fosse soltanto un uomo moderno (Homo sapiens) malato. La diversità umana era di gran lunga maggiore di quanto abbiamo mai realizzato».
Per identificare l’antenato dell’Hobbit, il team di Yousuke Kaifu, del Museo nazionale della natura e della scienza di Tokyo, ha confrontato i fossili con un vasto dataset degli ominidi moderni e fossili e duce che «Tutti i fossili sono indiscutibilmente di ominidi e sembrano essere molto simili a quelli di Homo floresiensis. La morfologia dei denti fossili suggerisce anche che questo lignaggio umano rappresenti un discendente nano dei primi Homo erectus che, in qualche modo, sono approdati sull’isola di Flores. Quel che è davvero inaspettato è che la dimensione dei reperti indica che l’Homo floresiensis aveva raggiunto le sue piccole dimensioni almeno 700.000 anni fa».
Secondo van den Bergh, i manufatti in pietra scoperti dalla stessa regione risalgono ad almeno un milione di anni fa e questo stirpe umana insulare era presente su almeno 300.000 anni prima: «E’ concepibile che il piccolo Homo floresiensis abbia evoluto le proporzioni in miniatura del suo corpo durante i primi 300.000 anni a Flores, e che sia quindi un lignaggio nano che, in ultima analisi, derivi dall’Homo erectus .E’ anche possibile che questa stirpe pre-dati l’arrivo del primo ominide su Flores, il che implica una speciazione si sarebbe verificata su un’isola che è il trampolino di lancio tra l’Asia e Flores, come Sulawesi».
Come un folto gruppo di H. erectus sia riuscito a raggiungere la remota isola di Flores resta un mistero. Questi primi esseri umani, che erano in grado di forgiare rudimentali strumenti in pietra, non avevano la capacità tecnologica di costruire barche. Illustrando la scoperta i durante una conferenza stampa, van den Bergh ha detto che potrebbero essere stati portati sull’isola da uno tsunami. Proprio come successe a diversi esseri umani, compresa una donna incinta, nel terremoto/tsunami del 2004. Un’altra possibilità è che i primi ominidi ad arrivare a Flores non fossero H.. erectus, ma che qualche gruppo ancestrale di ominidi sia arrivato sull’isola dall’Asia del nord.
Nel gennaio 2016 un team guidato da van den Bergh aveva pubblicato, sempre su Nature, la scoperta di – strumenti di pietra a Sulawesi che risalgono a prima dell’arrivo degli esseri umani moderni su quell’isola, ed è ipotizzabile che quegli strumenti in pietra siano stati realizzati da un altro ominidi lignaggio isolato che ha prodotto il ramo che ha fondato il lignaggio su Flores.
I fossili degli Hobbit di sono stati trovati nel 2914, proprio nelle settimane finali di una campagna di scavi, nel letto di un antico fiume, all’interno del bacino So’a di Flores, una regione dove il team di van den Bergh scava da più di 20 anni. I ricercatori australiani sottolineano che non si è trattato di un colpo di fortuna, ma «Questa scoperta è il risultato di una strategia di scavo sistematica». Van den Bergh, un sedimentologo e un paleontologo di grande esperienza, ha lavorato con Mike Morwood, il leader del team australiano-indonesiano che ha scoperto lo scheletro di Hobbit – Homo floresiensis nel 2003, per condurre una serie di scavi test per identificare in quale livello stratigrafico fosse più probabile trovare resti di ominidi. Dopo tre anni di scavi effettuati in collaborazione con i colleghi della Agenzia geologica dell’Indonesia, il team aveva accumulato migliaia di fossili di fauna ormai estinta e manufatti in pietra trovati in un antico strato ricco di fossili di 800 mila anni fa.
Nel 2013 il team ha deciso di scavare un livello 10 metri più in alto. I fossili di ominidi sono stati trovati nella stagione di scavo successiva, nel letto del fiume scomparso, ricoperto di arenaria e sigillato e conservato da un’antica colata di fango vulcanico. Van den Bergh dice: «Il mio unico rammarico è che Mike è morto nel 2013 e, pertanto, non ha vissuto abbastanza per condividere l’esperienza e l’emozione di questi nuovi fossili di ominidi. Sapevamo entrambi dovevano essere lì. Credo che Mike avrebbe molto apprezzato il fatto che il campo della paleoantropologia è pronto per un altro grande sconvolgimento»
Van den Bergh ha evidenziato che «Ora, la chiave per valutare appieno i reperti è il recupero di ulteriori resti scheletrici, più completi, di ominidi dai depositi test a Mata Menge, o da strati fossili-cuscinetto più antichi.
Il team è già stato scavato strati fossili-cuscinetto in un sito vicino a Mata Menge che risale a circa un milione di anni fa, in collaborazione con i ricercatori indonesiani del National Centre for Archaeological Research di Jakarta. Il team di ricerca punta soprattutto sul bacino di So’a, dove spera di identificare le specie più antiche e cercare di capire la validità dell’ipotesi che l’Homo floresiensis discenda dagli Homo erectus che sarebbero arrivati a Flores.
La notizia della scoperta degli Hobbit antenati del l’Homo floresiensis arriva a pochi mesi dall’annuncio fatto dai ricercatori dell’’università di Wollongong e del Centre for Archaeological Science che bisognava rivedere la datazione dello scheletro di Homo floresiensis trovato a Liang Bua, in una cava di calcare di Flores, nel 2003. I risultati, pubblicati sempre su Nature, portavano la scomparsa del’Homo floresiensis a 12.000 – 50.000 anni fa, cosa che suggerisce che potrebbero essere vissuti nell’attuale Indonesia al fianco degli esseri umani moderni. «Il che – dicono i ricercatori australiani – ci pone una domanda: abbiamo nulla a che fare con la loro scomparsa?»
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