(di Carlo Di Stanislao) –
Un tempo la si sarebbe definita “commedia rosa”, ma oggi si chiama fiction romantica, con amore, gelosia, odio, rancore, rabbia, dolcezza e tanti simpatici imprevisti
“Sposami, serie Tv targata Ra1, diretta da Umberto Marino, con la produzione della Titania e la sceneggiatura di Paola Pascolini e Giovanna Caico, divisa in sei puntate e vagamente ispirata ad un cult: “Scandalo a Filadelfia”, pellicola del 1940 diretta da George Cukor con Cary Grant, Katharine Hepburn e James Stewart, ha esordito ieri in prima serata con un ottimo share.
Protagonisti Nora (Francesca Chillemi) e Ugo (Daniele Pecci), coppia di neosposi già in procinto di separarsi e costretti ad aspettare ancora un anno prima di ottenere il divorzio, la prima bellissima e manager efficiente, appartenente a una famiglia piccolo borghese immigrata in Trentino dalla Sicilia; mentre l’altro un simpatico cialtrone, pigro e sornione libraio che si dice intellettuale e che ama le belle donne e le azioni nobili e generose.
I due si erano conosciuti nella libreria di lui: un colpo di fulmine trasformatosi presto in una storia d’amore travolgente poi culminata in un matrimonio celebrato di fretta in furia in Comune. La vita coniugale è proseguita, per poco, tra alti e bassi, feroci litigi e passionali riappacificazioni finché Ugo non ha tradito Nora con una scrittrice americana. È la fine del matrimonio…
Ma non per zia Clo Clo (Lisa Gastoni), zia di Ugo e grande ammiratrice di Nora, che si dichiara malata e quasi in punto di morte e parte per gli Stati Uniti per curarsi, lasciando i nipoti a gestire l’atelier di abiti da sposa e vivere sotto lo stesso tetto, dovendo, per marketing, fingere di essere sereni, innamorati e felici.
Il modello, lo dicevamo, è quello della commedia sofisticata americana ed il tono è giusto, come lo sono tutti gli interpreti, sicché, nonostante vistosi errori di luce e fotografia (il giallo sparato dei ricordi rende inguardabili le immagini), la prima puntata funziona, tanto da far credere che risulterà l’ennessimo successo della Rai, capace di battere il suo diretto concorrente: “Ris Roma – Delitti imperfetti”, alla sua terza stagione.
L’esperimento coraggioso di fare breccia nel cuore di telespettatori ormai avvezzi al trash e al truculento, è riuscito grazie alla scelta di un cast mirato, ad una buona partitura e ad una regia più che sufficiente, che racconta le storie di 15 matrimoni e di altrettante coppie, alle prese con aneddoti divertenti e i percorsi sentimentali più svariati.
Avevamo letto che la prima scelta per i protagonista era caduta su Luca Argentero e Belen Rodriguez, ma, a guardare i risultati, la sostituzione è stata provvidenziale.
Miss Italia 2003, la siciliana Francesca Chilemmi, dicono i giornali scandalistici, si sia invaghita del suo partner Daniele Pecci, ex di Michelle Hunziker e, pare, amore appassionato di Gabriella Pession, vista a spasso con lui, mano nella mano, a Perugia e in Toscana, questa estate.
Quanto al regista Umberto Marino, classe 1952, dopo un passato da sceneggiatore, esordì dietro la macchina da presa nel 1993, con “Utopia utopia per piccina che tu sia”, passando poi, dal 2002, a dirigere vari miniserie tv, fra cui “Sant’Antonio da Padova” (2002) e “La baronessa di Carini” (2007).
La sua penultima fatica:” I cerchi nell’acqua”, del 2011, è andata in onda in 5 puntate su Canale 5, come versione italiana di una fiction francese realizzata nel 2004 da France 2 ed intitolata “Le Miroir de l’eau”.
La sua cosa migliore resta, del 2006, “La fiamma sul ghiaccio”, girato in Ciociaria, storia di Fabrizio (Raoul Bova), professore di matematica con la sindrome di Asperger e comportamenti ossessivi, isolato dall’uso dei farmaci e privo di affetti e di emozioni, che casualmente incontra Caterina (Donatella Finocchiaro) una clochard emarginata ed insieme si aiutano in un universo di completo isolamento.
Il film è stato riconosciuto come d’interesse culturale nazionale dalla Direzione generale per il cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali italiano e, fra gli altri, vi recitano Max Giusti, Francesca Vettori e Paolo Calabresi.
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