In che cosa negli anni sono cambiati la televisione e il suo pubblico? L’autore e giornalista Maurizio Gianotti lo spiega nel volume “La tv al tempo del web 2.0” e senza indugi sin dalle prime pagine afferma che la tv degli esordi era intrisa di cultura “L’esatto contrario di quello che accade oggi”: “È tutta colpa dell’adeguamento ai canoni e alle regole degli altri paesi. Una volta c’era lo specifico televisivo italiano: in particolare, gli sceneggiati e Carosello”, afferma in un’intervista a www.fattitaliani.it. Particolarmente interessante il passaggio nel quale elenca la tipologia di pubblico che si è succeduta nei diversi decenni: “Non c’è più un unico fruitore. C’è il pubblico anziano che guarda Forum, Verdetto Finale, La Vita in Diretta, Domenica In e Buona Domenica. C’è il pubblico tra i 20 e i 40 anni che si sente alternativo perché guarda Le Iene e Striscia La Notizia. C’è il pubblico impegnato o quanto meno curioso che ama sdegnarsi e per questo segue Santoro. C’è il pubblico dotato di una certa cultura che ha l’assoluta certezza sul Bene e sul Male e segue Fazio (Saviano, onestamente, lo guardano quasi tutti perché comunque la si pensi un suo programma è un grande evento). C’è il pubblico dei più giovani che non perde un talent. C’è il pubblico dei ragazzi che guardano la TV alternativa che non è La7 ma REAL TIME, con lo chef Ramsey, Il boss delle torte e le malattie imbarazzanti… e c’è il pubblico che la tv non la guarda in tv ma su You Tube, dove o costruisce un proprio ideale palinsesto o cerca i personaggi che non nascono in TV ma in rete e a volte dalla rete passano in TV, come Clio ci Clio Makeup, Johnny Palomba…”. Sul rapporto stretto fra piccolo schermo e internet dice: “Secondo me TV e rete non sono in antitesi ma sono destinate a fondersi in un unico strumento espressivo”.
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