La scuola italiana ci prova a varcare i confini nazionali, ma inciampa sulla strada dell’internazionalizzazione in diversi ostacoli: resistenze culturali, pastoie burocratico-amministrative ma, soprattutto, scarsi finanziamenti. Se è vero che il 50% degli istituti ha partecipato durante lo scorso anno scolastico almeno a un progetto con l’estero, è anche vero che la scuola del Belpaese in quanto a livello di internazionalizzazione merita un risicato 6 in pagella a causa delle grosse barriere che ne frenano il processo. E’ quanto emerge, in sintesi, dal Rapporto dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca realizzato da Ipsos per conto delle Fondazioni di Intercultura e Telecom Italia e presentato oggi a Roma. La ricerca è stata condotta su un campione di 402 presidi di tutta Italia e su 892 docenti di sette regioni (Lombardia, Friuli, Toscana, Marche, Molise, Campania e Basilicata). Una scuola su due ha partecipato nell’anno scolastico 2010-11 almeno a un progetto internazionale, ma si allarga la forbice tra nord e meridione, poiché mentre Sud e Isole arretrano (dal 57% del 2009 all’attuale 47%), il nord registra un buon incremento (ovest +3%, est +6%). Il 23% delle scuole (erano il 20% due anni fa e risulta una crescita significativa negli istituti professionali passati dal 7% al 20%) ha iniziato ad applicare il Clil, ovvero la docenza di alcune materie in lingua straniera (quasi sempre l’inglese). Il 39% degli istituti prevede l’insegnamento di tre lingue, cinese compreso in alcuni casi illuminati. E circa 4.700 studenti delle superiori hanno partecipato a un programma di mobilità individuale all’estero per un periodo compreso tra i tre mesi e l’intero anno scolastico: un fenomeno che ha fatto registrare un aumento del 34% in due anni, ma che resta pur sempre circoscritto a una sparuta avanguardia se si considera che gli studenti delle superiori sono circa 2 milioni e mezzo. A farlo rimanere di nicchia concorrono, secondo l’indagine, l’assenza di certezze circa l’attuazione di meccanismi di premio per l’esperienza fatta e la generale condivisione delle difficoltà incontrate dagli studenti al momento del loro rientro nel riallinearsi con i programmi svolti dai compagni. Spesso, inoltre, i docenti non premiano le competenze acquisite, ma insistono sul mancato allineamento del programma seguito all’estero, in particolare quelli delle materie scientifiche (40%), mentre quelli delle materie umanistiche e linguistiche ritengono fondamentale la crescita della persona e le competenze acquisite (79% e 74%). I presidi intervistati da Ipsos lamentano la mancanza di fondi e l’impossibilità di ottenere finanziamenti (36%), ma risentono anche della scarsa disponibilità da parte degli insegnanti (20%), della mancanza di tempo e dei problemi economici delle famiglie (entrambi 10%). Il limite principale per i docenti è invece la conoscenza delle lingue straniere, ritenuta carente per tre quarti degli insegnanti intervistati (74%). Il coinvolgimento degli insegnanti sembra essere anche il punto critico dei progetti di mobilità di classe (il 70% non li ha attivati quest’anno, un calo dell’11% dal 2009): il 78% dei docenti si dice favorevole, ma mancano strumenti e supporto. E proprio per venire incontro a questa esigenza, quest’anno l’Osservatorio ha introdotto Interculturalab, una piattaforma web (nuova area del sito www.scuoleinternazionali.org) per l’interazione tra studenti coinvolti in diversi progetti di internazionalizzazione
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