Due giorni fa, dopo il rinvio per neve delle cerimonia, prevista dapprima il 12 febbraio, si è svolta, presso l’Hotel Mercure Roma West, la cerimonia di consegna del ” Premio Nazionale Ricerca nel Mistero”, che ha visto vincitrice del riconoscimento di “Cavaliere del Graal”, l’aquilana Maria Grazia Lopardi, con la seguente motivazione: “per aver espanso profondamente le sue radici nel terreno natio facendo emergere storie e personaggi ormai sepolti dalla storia, radici che hanno cercato di tenere unita quella terra anche mentre tutto crollava; un terreno ricco di germogli che attendono di fiorire di nuovo”.
Di antica stirpe aquilana, Maria Grazia Lopardi, Avvocato dello Stato presso l’Avvocatura distrettuale dello Stato dell’Aquila, affianca alla sua attività professionale un sentito impegno volto alla crescita delle coscienze attraverso l’Associazione PANTA REI di promozione sociale, di cui è presidente ed attraverso la pubblicazione di libri e la partecipazione, quale relatrice, a convegni in tutta la Nazione, inerenti il simbolismo ermetico e la cultura tradizionale.
Come si sa, scopo di ogni buon ermetista è quello di nascondere, attraverso i simboli, la sintassi di un messaggio diretto ad altri e lo scoprire i codici di tali messaggi è stato lo scopo precipuo della nostra illustre concittadina.
Autrice di volumi di grande successo, come Il colle magico di Celestino; I Templari ed il Colle magico di Celestino; Notre Dame di Collemaggio: conoscenze e misteri degli antichi costruttor , La presenza: Celestino ed il tesoro dei Templari (Premiato al premio internazionale Majella nel 2003); Il Quadrato magico del SATOR -Il segreto dei maestri costruttori e Architettura sacra medievale; la “nostra” è anche fra le principali anime del “Commino del Perdono”, dieci tappe a fine di ogni mese di maggio, per seguire le orme di Pietro del Morrone, che dal suo Eremo scelse la Basilica di Collemaggio e l’Aquila per diventare Celestino V. Un percorso di riscoperta di un territorio che non ha perso il suo fascino e dove natura e storia si fondono. Ma anche un cammino per riflettere, un cammino spirituale e di ricerca interiore.
Partendo da una attenta analisi dei misteri racchiusi nelle cattedrali, attraverso uno studio appassionato e certosino ed una continua ricerca sul campo, la Lopardi ci ha insegnato non solo che la cattedrale va vista come “costruzione” fatta di evoluzione, di tensione spirituale, di religiosita’; ma anche che essa racchiude religiosità e segretezza e maestria: elementi tutti presenti nelle corporazioni dei costruttori che si avvalsero della collaborazione dei pellegrini che numerosi trasportavano materiali dalle cave al cantiere.
E, ancora, che il gotico è il passaggio dalla staticità dell’impianto Architettonico fatto di forme e volumi, a quello dinamico legato alla segretezza del linguaggio da trasferire a pochi Uomini Iniziati.
E anche che quando Pietro Angelerio si ritirò sulla Maiella, la montagna sacra alla Grande Madre Maya era già la domus Christi, come la definì il Petrarca, sede naturale di chi aspirava all’ascesi mistica e tra gli eremiti volontari, vi trovò quelli costretti a rifugiarsi negli anfratti più scoscesi perché oggetto delle attenzioni dell’inquisizione: la loro colpa era di voler osservare alla lettera le disposizioni del Poverello d’Assisi, attenuate poi nella regola bollata che ha evitato ai francescani di ritrovarsi tra gli eretici.
Questi figli fedeli di Francesco, aspiranti alla povertà assoluta, per non incorrere nei rigori dei tutori dell’ortodossia si confondevano con gli eremiti ed i pastori la cui vita condividevano ed ai quali narravano dell’età dello Spirito e della profezia di Gioacchino da Fiore, il profeta calabrese ricordato da Dante, interprete delle sacre scritture da cui trasse il messaggio delle tre epoche dell’umanità e del prossimo ingresso di quella dello Spirito Santo, dopo le età del Padre e del Figlio.
Una universalis renovatio profetizzava il frate calabrese, con la Chiesa carnale sostituita da quella spirituale, dalla comunità dei fedeli illuminati dallo Spirito Santo. Questa tesi si fondava in gran parte sulla dottrina triteistica di Gioacchino, che distingueva le essenze delle tre figure del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, condannata dal Concilio Lateranense del 1215.
Partendo da fonti storiche, poi, l’autrice ci dice ancora che Pietro del Morrone , il futuro Celestino V, quando si recò a Lione nel 1274, in occasione del Concilio indetto da Gregorio X, fu ospitato dai Templari nella magione poi divenuta suo convento. E di ritorno si fermò a Collemaggio, alle porte della città dell’Aquila, e la Vergine in sogno gli disse di realizzare una chiesa in suo onore in un luogo già sacro. In questa stessa chiesa, nel 1310 si svolse il processo aquilano ai Templari. Sicchè, potrebbe essere che i Templari abbiano affidato il loro tesoro a Pietro del Morrone, che lo ha custodito in quel prezioso scrigno che è Santa Maria di Collemaggio, costruita dall’eremita proprio con il loro aiuto.
E quel tesoro cerca, Maria Grazia, un tesoro non venale, non fatto di oro di gemme, ma di sapere e conoscenza, incisi e plasmati nella pietra.
Per noi appassionati di esoterismo, Maria grazia è state e resta una “porta”, che istruisce i suoi simboli lungo la cornice dei suoi scritti e detti, con ogni simbolo che è un sigillo ermetico con più livelli di lettura.
Ella è per noi espressione concreta e presente de l’Acqua Divina che tutto il mondo ha ignorato, di cui la natura è difficile a contemplare, perché non è né un metallo, né dell’acqua sempre in movimento, né un corpo (metallico). Essa non è né dominata né androgina, ma un corpo dalla “spirito bianco e rosso”, come scrisse degli iniziati Richardi Anglici), che si fa la pietra ed è chiamata Rebis, cioè res bis: cosa composta e complessa.
Andando oltre l’ interpretazione esoterica di Oswald Wirth, che vede nel mistero dei simboli esoterici un percorso interiore, Maria Grazia ci insegna che potrebbero custodire i segreti del creato, in un gioco di rimandi in cui domini il femminile intuitivo e non il maschile razionale, come conoscenza.
Carlo Di Stanislao
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