(Di Carlo Di Stanislao) Aveva 80 anni ed un curriculum straordinario: direttore de La Scala, della Staatsoper di Vienna e dei Berliner Philharmoniker, ma anche direttore di orchestre fatte da giovani talenti, che lui stesso aveva scoperto, sostenuto e promosso, come l’European Union Youth Orchestra, la Chamber Orchestra of Europe, la Mahler Chamber Orchestra, la Orchestra Mozart che aveva fondato a Bologna e che ha guidato, fino al 1° gennaio scorso.
Nel 2012 aveva inaugurato a l’Aquila, l’Auditorium progettato da Renzo Piano, simbolo della rinascita, commuovendo l’intera cittadinanza con la musica e le parole. Lo scorso anno era stato nominato senatore a vita, l’unico del gruppo di neoeletti a rinunciare ad ogni emolumento.
Claudo Abbado è morto nella sua Bologna, sua perché, pur nato a Milano, l’aveva scelta come città e nella sua vita pure errabonda, vi era sempre tornato.
Da domani a mercoledì, nella Basilica di Santo Stefano, sarà allestita la camera ardente e certamente saranno in tanti e non solo bolognesi a recargli l’ultimo, commosso saluto.
Lunga e fortunata la sua vita, fatta di autentica passione civile e musicale, ereditate entrambe dal padre, il violinista Michelangelo, espresse con l’ideazione di varie istituzioni per lo studio e la conoscenza della musica, soprattutto in favore dei più deboli e meno garantiti, con onorificenze di ogni tipo in Italia e nel mondo, attivo fino a pochi mesi fa, sia presso la Santa Cecilia che con l’Orchestra Mozart.
Nel suo ampio repertorio, oltre ai compositori dell’ultimo romanticismo, emergono le avanguardie del Novecento e i musicisti contemporanei, espressi con una sensibilità fuori dal comune e con risultati davvero eccezionali.
Quando il 31 agosto scorso fu nominato senatore a vita, le sue parole furono tutte dedicate all’amico e Capo dello Stato, Giorgio Napolitano: ”La mia gratitudine va al presidente Napolitano per aver voluto inserire, fra coloro che ‘hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo scientifico, artistico e sociale’, un rappresentante della cultura, e in particolare di quella musicale rimarcandone così l’importanza e il valore, accanto alla scienza, quale strumento di crescita e sviluppo per il Paese” ed aggiunse di considerare quella nomina “una grande opportunità per poter collaborare con personalità di rilievo come quelle di Elena Cattaneo, Carlo Rubbia e Renzo Piano”, concludendo: “Spero che il mio stato di salute mi consenta di accettare questo prestigioso incarico, per il quale considero doveroso poter garantire assiduità e dedizione”.
E’ morto dopo pochi mesi ma in questi ha ricoperto il ruolo con generosa presenza e straordinaria serietà.
A lui penserò, al modo con cui ha interpreta la musica come nutrimento dell’anima, preparando la mia relazione per l’edizione 2014 del “Cammino del Perdono” su musica e nutrimento e ricorderò ciò che insegnava e professava, affermando che sono davvero fortunate quelle persone che grazie alla loro sensibilità riescono a nutrirsi di musica, facendosi penetrare fino ai meandri più profondi, per cavarne suggestioni, pensieri, immagini e trasformazioni.
La scienza mi verrà in aiuto, quella che ha recentemente dimostrato che persino un cucciolo d’uomo, allevato a suon di musica, sviluppa di piu’ le facolta’ mentali, la capacita’ di memorizzare e la propensione agli affetti e alla comunicazione.
Ma saranno le sue incisioni, i suoi dischi e i CD a ricordarmi che tutto il corpo è nutrito dalla musica, la pelle e le ossa e le strutture intermedie e soprattutto ciò che non conosciamo come sede, quell’anima che vibra col vibrare delle note.
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