La grande commedia italiana, quella che ha fatto la fortuna della nostra cinematografia, è tornata. Paolo Genovese sta per sbarcare nei nostri cinema con il suo ultimo film, ‘Perfetti sconosciuti’, in cui dirige un cast in stato di grazia: Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Edoardo Leo, Giuseppe Battiston, Alba Rohrwacher, Anna Foglietta, Kasia Smutniak e la partecipazione della giovane star tv Benedetta Porcaroli. Il film, prodotto da Marco Belardi e Medusa e distribuito dalla stessa Medusa, sarà in oltre 500 sale dal prossimo 11 febbraio.
Il film ricorda per ritmo, tematiche, atmosfere, le commedie italiane di Scola e altri grandi maestri. Sette amici attorno a un tavolo, tre coppie e uno con fidanzata a casa malata, iniziano un gioco ‘perverso’: mettono al centro del tavolo i cellulari e leggono ad alta voce i messaggi o rispondono in viva voce alle telefonate. Un gioco che metterà a nudo i segreti di tutti e provocherà inevitabili cataclismi, tra equivoci, rivelazioni choc e colpi di scena. Come dice Giallini nel film, ‘siamo tutti frangibili e i cellulari sono diventati le nostre scatole nere’.
“L’idea era di raccontare la vita segreta delle persone, ciò che è incoffessabile – spiega il regista durante l’incontro stampa -. Il tema non è certo nuovo, ma se non si può essere originali nelle idee, dobbiamo esserlo nel modo di narrare, nel punto di vista.
Il gioco del cellulare – continua – all’inizio doveva essere solo un momento della riunione, ma pian piano è diventato il protagonista perchè è quello il nostro tallone d’Achille”. ‘Perfetti sconosciuti’ ricorda molto le grandi commedie italiane. Il regista romano, pur rifiutando paragoni impossibili, riconosce di aver seguito la strada dei maestri.
“Il paragone con Scola e con gli altri mi lusinga – spiega Genovese all’Agi al termine della proiezione -. L’idea era di raccontare facendo divertire, facendo riflettere, facendo emozionare lasciando un po’ un crampo alla pancia. Non abbiamo pensato a una commedia in particolare. Il film è originale: non ha un riferimento preciso – spiega -. Abbiamo fatto fatica a scrivere, a trovare i tempi giusti, le lunghezze”. Genovese sottolinea che il suo film si rifà al genere commedia italiana dei grandi registi come Scola, Risi, Monicelli: “Bisogna considerare che la grande commedia italiana era proprio una commedia – spiega -. Oggi si è perso il senso di questa espressione perchè la gente non sa piu’ cosa voglia dire e confonde con il comico.
Io ho chiaro perchè la commedia italiana piaceva – aggiunge – perché raccontava qualcosa. E quei registi erano chiamati maestri perchè avevano veramente qualcosa da insegnare e lo facevano raccontando storie con lo strumento piu’ difficile e bello del mondo che è l’ironia, il sorriso. Qualunque tragedia scaturisce dall’ironia, il dramma scaturisce dal riso – conclude -. Le grandi commedie finivano spesso in dramma: ‘La Grande Guerra’, ‘Il sorpasso’…”.
Le tre famiglie descritte da Genovese (sceneggiatore con Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini e Rolando Ravello) in ‘Perfetti sconosciuti’ non sono propriamente da ‘Mulino Bianco’: tradimenti, inganni, menzogne vengono alla luce grazie al gico perverso del telefonino. Una sorta di risposta di Genovese al Family Day, dove la famiglia tradizionale viene esaltata.
“Ci abbiamo pensato molto – dice Genovese all’Agi – anche perchè il tema è così attuale e dibattuto: affrontare ciò che non vogliamo tirar fuori, quindi anche il nostro lato omofobo. Era una delle tematiche da trattare – spiega – l’accettazione del diverso è una delle tematiche da scandagliare nella nostra vita privata. Pubblicamente siamo buoni tutti ad accettare religione, partiti, omosessualità, qualunque cosa.
Quando poi il diverso entra nella nostra vita privata, non sempre siamo così magnanimi come lo siamo in pubblico, cosi’ aperti, cosi’ democratici”. Genovese confessa poi che nella sceneggiatura aveva scritto una battuta sulle unioni civili, ma Mastandrea che doveva pronunciarla lo ha convinto a toglierla perché superflua. ‘Perfetti sconosciuti’, scritto per il cinema in forma teatrale e già venduto per farne dei remake in Spagna, Francia, Germania e Sudamerica, avrà una vita successiva proprio in teatro.
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