E’ triste la storia che ci giunge dal lontano Antartide, una storia di sopravvivenza e di morte strettamente legata ai cambiamenti climatici. Due i protagonisti loro malgrado. Da un lato ‘B090B’, un iceberg stimato grande quanto la città di Roma, dall’altro una colonia di pinguini di Adelia destinata, salvo un miracolo della natura, all’estinzione. Palcoscenico della storia Cape Denison.
Tutto ha avuto origine nel lontano 2010 quando l’enorme blocco di ghiaccio si è staccato dalla sua sede naturale per invadere e, di conseguenza, isolare il territorio dei pinguini. Una colonia di ben 160 mila esemplari ridotta, ad oggi, a soli 10mila.
Di fatto ‘B090B’ ha precluso agli uccelli l’accesso al mare, unica fonte di sostentamento per i palmati. I pinguini hanno cercato una strada alternativa per procurarsi il cibo ma la più breve, quella più battuta, è di ben 60 km. Una distanza da percorrere, andata e ritorno, per poter portare cibo alla prole e per poter sopravvivere troppo grande anche per gli instancabili ‘pennuti in frac’. Da qui la strage che non si arresta, salvo un ulteriore frantumazione dei ghiacci e l’apertura di un varco, e che porterà, nel giro di appena vent’anni, alla totale scomparsa della colonia. Il terribile calcolo è del Climate Change Research Centre dell’Università australiana di New South Wales. (dire.it)
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