Una foto, un ritratto, una bozza, una copertina. E uno strumento, uno spartito, un video. E’ emozionante la raccolta dei cimeli esposti alla mostra ‘The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains’, l’esposizione dedicata ad una delle band piu’ influenti della storia della musica, aperta oggi alla stampa e da venerdi’ al grande pubblico. Roma, con il Macro di via Nizza, e’ la prima citta’ fuori dai confini britannici ad ospitare un evento di tale portata. A presentarla sono stati le istituzioni di Roma Capitale, rappresentate dalla sindaca Virginia Raggi e dal suo vice con delega alla Crescita culturale, Luca Bergamo, e una mini reunion dei Pink Floyd, ovvero Nick Mason, promotore dell’iniziativa, e Roger Waters.
“È un onore poter ospitare questa mostra immensa- ha detto Raggi durante la conferenza- Stiamo ospitando dei miti. Siamo orgogliosi di essere il primo Paese al di fuori dell’Inghilterra ad ospitare questa mostra colossale”. Raggi ha raccontato il suo primo approccio con la musica di Waters e compagni: “Una cassetta, un regalo di amici”, con cui ha scoperto “un mondo, quello dei Pink Floyd”. Questa mostra, ha detto Mason, batterista della band, “puo’ dare l’impressione che dietro il nostro lavoro ci fosse un percorso premeditato. Invece no, abbiamo fatto tante cose in modo occasionale”. Forse meno entusiasta Roger Waters, che ancora una volta ha dato piu’ importanza all’aspetto umano che materiale: “Non c’e’ nulla di male in questa mostra- ha detto il bassista- Ma io non sono interessato, lo sono piu’ a voi”, ha spiegato riferendosi ai presenti. Per poi proseguire: “Sono orgoglioso di quanto fatto con i Pink Floyd ma non sono legato all’eredita’ lasciata”.
Entrare in una mostra come quella del Macro significa iniziare un viaggio pieno di emozioni nel mondo dei Pink Floyd. Un percorso al buio ‘illuminato’ dalle chitarre di David Gilmour, i bassi di Roger Waters, la batteria di Nick Mason, le tastiere di Richard Wright. E poi distorsori, sintentizzatori, copertine di album, bozze di canzoni e di scenografie di concerti, come quelli di Pulse del 1994. L’apertura, doverosa, e’ pero’ dedicata a Roger ‘Syd’ Barrett, che 50 anni fa diede vita ad una delle sue visioni, una blues band nata, nel nome, dalla fusione di Pink Anderson e Floyd Council: anche dei due bluesman, due 45 giri a ricordarli. E poi in ordine cronologico, gli album, le immagini, le copertine, in varie grandezze, alternate da foto di backstage. Proseguendo nel percorso, si passa dalle pareti arricchite con ‘Ummagumma’ e ‘Dark Side Of The Moon’ alla sala piu’ grande, ovvero quella dedicata a ‘The Wall’, forse l’album piu’ famoso del gruppo. Da una parete con i tradizionali mattoni bianchi, a ricordare la copertina del disco, spuntano Pink davanti alla tv, ricordando la scena riprodotta nei live dell’epoca e da Bob Geldof nel film; il pupazzo del professore cattivo dell’album, quello che a casa veniva vessato dalla moglie e che si rifaceva sugli studenti; Algie, il maiale gonfiabile che volava sugli spettatori (nei concerti di Waters e’ ancora li’), divenuto famoso perche’ all’interno della copertina di Animals; la divisa nera da militare e il megafono usati da Waters durante i live di ‘In The Flesh’.
Nel 1985 i Pink Floyd hanno perso il pezzo forse piu’ importante, ovvero Waters. Dopo anni di litigi, di accuse, il gruppo si e’ poi riunito, motivazioni benefiche, nel 2005 durante il Live 8 per una breve esibizione a Londra. A chiudere la mostra, infatti, il video di Comfortably Numb, estratto da quel breve concerto, proiettato in una sala piena di luci e con un audio in uscita dalle 4 pareti. Pare che rispetto alla mostra di Londra, che ha richiamato 400mila spettatori, quella di Roma sia in forma ridotta. Di cimeli, di ricordi, di strumenti, di foto e bozze di canzoni e scenografie ma c’e’ da scommettere che fara’ il pieno di emozioni.
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