Studenti italiani tra i più ‘somari’ d’Europa e del mondo in educazione finanziaria. Il World competitiveness index, infatti, li piazza al 44esimo posto a livello globale e ultimi tra i paesi di G8. Un’indagine dell’Ocse di Lisa del 2012 fatta su 18 Paesi e un campione di quasi 30mila quindicenni ha invece messo in evidenza l’analfabetismo finanziario dei nostri ragazzi, con oltre la meta’ degli studenti che si attestano su un livello di comprensione dei meccanismi economici e finanziari ben al di sotto della media dei paesi monitorati. Con il caso degli studenti del Lazio che presentano una media al di sotto di quella nazionale: 460 punti su 466.
Quali le cause e Come intervenire? Se ne e’ parlato questa mattina, nella sede romana dell’Abi a piazza del Gesu’, al convegno, ‘La cittadinanza economica nella cornice della Buona Scuola’, promosso da i principali enti impegnati nella diffusione dell’educazione finanziaria (Banca d’Italia, Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio, Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza), insieme con Barbara Gastaldello dell’Ufficio scolastico regionale. “Per quel che riguarda il dato internazionale- ha spiegato a Diregiovani Carlo Di Chiacchio, national project manager Ocse Pisa 2012- siamo penultimi su 18 paesi. La media internazionale e’ infatti 500 e il nostro punteggio e’ 466. Punteggio simile a Israele e alla Repubblica Slovacca. Ma siamo molto piu’ in basso rispetto a Francia e Spagna, questo e’ un dato che evidenzia una forte criticita’. Abbiamo una percentuale molto bassa, inoltre (il 2%) di studenti considerati ‘top permormer’, ossia che riescono ad applicare le competenze finanziarie al livello piu’ completo possibile. Il 25% di studenti invece sono molto al di sotto del livello base”. In Italia “le regioni messe peggio- ha aggiunto- sono purtroppo quelle del sud. Al nord – dalla Toscana in su – ci sono le regioni piu’ virtuose. E il centro si mantiene su livelli medi, piu’ tendenti al basso”.
Tra i motivi del ritardo rispetto agli altri Paesi Ue e non solo, sono state evidenziate “una mancanza di coordinamento a livello di sistema; iniziative di educazione finanziaria raramente collegate a una strategia formativa di lunga durata e una mancanza di obiettivi formativi rispetto all’intero percorso scolastico dei giovani. L’obiettivo e’ quindi quello di facilitare l’inserimento di progetti di educazione finanziaria da parte delle scuole, in particolare quelle secondarie di secondo grado in vista della prossima rilevazione Ocse prevista per il 2015. “Quello che ci auguriamo e’ che agli studenti vengano dati gli strumenti giusti per affinare e coltivare le competenze a livello finanziario- ha invece sottolineato Barbara Gastaldello- che poi serviranno nella vita post scolastica”.
Le principali istituzioni impegnate nella diffusione della cittadinanza economica hanno dato vita quindi a un progetto sperimentale che consente ai dirigenti scolastici e ai docenti di conoscere da vicino i programmi di cittadinanza economica promossi in collaborazione con il Miur: ‘Educazione Finanziaria nelle scuole’ di Banca d’Italia presentato da Carlo Ranucci; ‘Fisco & Scuola’ dell’Agenzia delle Entrate con l’intervento di Francesca Nicosia; ‘Educazione alla legalita’ economica’ della Guardia di Finanza, rappresentata da Diego Tatulli, Capo I sezione operazioni comando provinciale Roma. Giovanna Boggio Robutti e Laura Ranca della Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al risparmio introducono poi i contenuti e le novita’ per i diversi gradi scolastici del programma didattico ‘Economi@scuola’, il cui obiettivo principale e’ dare ai ragazzi un approccio valoriale all’uso consapevole del denaro. Da segnalare, tra questi, il nuovo modulo didattico ‘Risparmiamo il Pianeta’ che ha ottenuto il riconoscimento del Comitato Scuola Expo quale strumento di impulso e supporto alla progettualita’ per le scuole che vogliano lavorare sui temi dell’esposizione universale. L’iniziativa di roma risponde alle linee guida contenute nel documento programmatico ‘La Buona Scuola’ del Governo Renzi che, tra le altre cose sostiene la necessita’ di “ripensare cio’ che si impara a scuola”, colloca l’educazione economica, insieme alle lingue straniere tra le nuove competenze indispensabili ai giovani.
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