Tatuaggi belli ma non per tutti. Infezioni e allergie in agguato
Belli da sfoggiare e da vedere, spesso sottolineature di un amore o di un evento da ricordare, ancora più spesso segno di un’appartenenza. Parliamo naturalmente dei tatuaggi e di una moda che, negli ultimi decenni, non conosce più età o identità sociale. Sdoganati da artisti, modelle e calciatori i tattoo imperversano. Su spiagge o in palestra più facile contare chi non ha ‘segni’ che il contrario. La sempre crescente voglia di tatuaggi ha fatto aumentare di conseguenza anche il numero dei tatuatori e degli studi estetici dove poterli realizzare. Ma non è tutto oro però quel che luccica. Facile incontrare chi si improvvisa ‘artista delle pelle’, facile imbattersi in studi che non hanno tra le loro priorità il rispetto delle norme igienico – sanitarie. In questi casi a farne le spese i clienti.
Tatuaggi: lo studio americano
Secondo un recente studio della Langone University di New York, pubblicato da Contact Dermatitis, il 10% di chi si fa un tatuaggio sviluppa complicazioni o reazioni avverse, che in oltre metà dei casi diventano croniche e durano oltre quattro mesi. I problemi vanno dall’arrossamento a pericolose reazioni allergiche che portano a cure farmacologiche o, nel peggiore dei casi, alla rimozione dello stesso tatuaggio. Le persone intervistate sono state 300, tutte incontrate a caso a Central Park. Il 10 per cento degli intervistati ha ammesso di aver avuto complicazioni in seguito al tatuaggio. “Spesso il problema è un’infezione batterica, ma in alcuni casi quello che abbiamo trovato era sicuramente una allergia all’inchiostro – spiega Marie Leger, coautrice dello studio -, persone che si sono fatte un tatuaggio rosso senza problemi, poi dopo qualche anno ne hanno fatto un altro e all’improvviso entrambi hanno iniziato a prudere e a gonfiarsi”. Sotto accusa anche i tatuaggi non permanenti, quelli all’henné, dato che il colorante – la Lawsonia inermis arbusto spinoso della famiglia delle Lythraceae – contiene una potente sostanza chimica allergizzante.
Tatuaggi: come capire se qualcosa è andato storto
La pelle reagisce al tatuaggio con alcuni sintomi che sono tipici quali irritazione, arrossamento, bruciore, gonfiore e dolore della zona tatuata. Sensazioni che devono sparire nel giro di 48 ore. Qualora dovessero persistere è consigliabile rivolgersi ad un dermatologo perché potrebbe essere in atto un’infezione. Meglio controllare in questi casi anche la temperatura corporea, un suo innalzamento improvviso potrebbe essere un campanello d’allarme da non trascurare. Nel peggiore dei casi il tatuaggio potrebbe essersi infettato con la comparsa di pus giallastro o di color verde. Anche il cattivo odore della zona interessata dal disegno è sintomo dell’infezione in corso. In tutti questi casi la cura è antibiotica e prescrivibile solo da un medico.
Tatuaggi: i consigli
Dal Ministero della Salute i consigli per avere un bel tatuaggio e soprattutto sicuro sono molto semplici. Prima di tutto rivolgersi esclusivamente ad un professionista, un tatuatore, con l’idoneo certificato igienico-sanitario. Lo studio o il luogo adibito a laboratorio deve essere sempre ben pulito e soprattutto gli aghi devono essere sempre monouso. Buona prassi è comprarli da se in farmacia dopo aver chiesto al ‘disegnatore’ spessore e numero degli aghi necessari a portare a termine il tattoo. Infine, ma non meno importante, chiedere e pretendere solo ed esclusivamente l’utilizzo di inchiostri atossici e anallergici. Per quanto riguarda la propria persona necessario scegliere zone del corpo che non abbiano terminazioni nervose o siano particolarmente sensibili o difficili alla cicatrizzazione. La zona scelta deve essere integra e ben disinfettata.
(dire.it)
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