Un meritato premio alla carriera è stato consegnato, lo scorso 21 aprile, al teramano Tonino Valerii, durante la serata finale della trentesima edizione del Valdarno Cinema Fedic, diretto da Marino Borgogni.
Nato nel 1983 come competizione riservata ai soci della Fedic – Federazione Italiana dei Cineclub, il Festival di Valdano ha premiato, quest’anno, il bellissimo “Io sono Li” di Andrea Segre ed ospitato, nella cerimonia finale, un concerto di Gino Paoli.
Noi dell’Istituto Cinematografico Lanterna Magica inseguiamo da un anno il sogno di una rassegna dedicata a Tonino Valerii ed al suo cinema, divenuto oggetto di culto da parte di numerosi cineasti d’oltreoceano delle ultime generazioni, a partire da Quentin Tarantino.
Ma, la riduzione dei fondi, la cronica “sordità” della regione, i ritardi negli altri contributi, hanno reso difficile portare a termine questa iniziativa a cui, comunque, non abbiamo rinunciato.
Giovedì parteciperemo, con altre istituzioni regionali, all’incontro con l’Assessore Gatti per vedere una qualche possibilità economica nel futuro culturale della Regione e speriamo di raggranellare quel tanto che basta per invitare il regista e programmare una serie di almeno sei proiezioni, che ne documentino la meritoria opera.
Eccellente sceneggiatore, Antonio Valerii, detto Tonino (Teramo, 1934), comincia la carriera come aiuto regista; scrive il soggetto di “Tutto è musica” (1963), diretto e interpretato da Domenico Modugno e l’horror “La cripta e l’incubo” (1964) di Camillo Mastrocinque, insieme a Ernesto Gastaldi.
Collabora poi come aiuto regista ne “I motorizzati” (1962) di Camillo Mastrocinque e “I terribili sette (1963) di Raffaello Matarazzo. Ma l’esperienza che segna la sua impostazione professionale è quella di assistente regista accanto a Sergio Leone in “Per un pugno di dollari” (1964) e “Per qualche dollaro in più” (1965). Debutta dietro la macchina da presa nel 1966, con “Per il gusto di uccidere”, un western all’italiana ispirato interpretato da Craig Hill e George Martin.
Nella Cineteca de L’Aquila, fiore all’occhiello della Lanterna Magica, sono conservate copie di alcuni fra i suoi film più significativi: “I giorni della’ira” (1967), “Una ragazza di nome Giulio” (1970), “Una ragione per vivere e una per morire” (1972), “Il mio nome è nessuno” (1973), “Vai gorilla” (1975). Il suo ultimo film, uscito per il mercato giapponese ed inideto in Italia, è del 1997: “un bel dì vedremo”, girato il alta definizione e finanziato dal produttore Asao Kumada, con Massimo Girotti, Giuliano Gemma e la soprano bulgara Raina Kabaivanska, storia di un sogno di mettere in scena, in una casa, fra ex della liruica, una “Madama Butterfly”.
Sebbene il suo film più celebre sia “Il mio nome è nessuno”, a mio avviso il western più riuscito resta “I giorni dell’ira”, con Giuliano Gemma e Lee Van Cleef, trasposizione cinematografica del romanzo di Ron Barker, Der Tod ritt dienstags, sceneggiato da Ernesto Gastaldi e Renzo Genta, con la stupenda la colonna sonora di Riz Ortolani, che Quentin Tarantino ha usato in Kill Bill vol.2 (2004), come omaggio al cinema western italiano. I
Il film , che pure risente molto della lezione di Sergio Leone, sia per i tempi dilatati che per le inquadrature in primissimo piano con i dettagli dei particolari anatomici (occhi), mostra un piglio realizattivo molto particolare e personale.
Altro magnifico western, girato due anni dopo, è “Il prezzo del potere”, sempre con Giuliano Gemma e con, Warren Vanders, Van Johnson e Fernando Rey.
Le musiche sono del pluripremiato Luis Enriquez Bacalov e la fotografia di Stelvio Massi, che incornicia una originale rilettura, in chiave western, dell’omicidio di JFK, sceneggiata da Maurizio Patrizi, sulla base del racconto Un cavaliere nel cielo di Ambrose Bierce.
Il film più ambizioso Valerii lo realizza nel 1970: “Una ragazza di nome Giulio”, che vede protagonista una stupenda Silvia Dionisio ed è una pellicola scandalo tratta dallo scabroso romanzo di Milena Milani, che spesso passa in televisione abbondantemente tagliata.
La storia ha i contorni di un noir erotico molto psicologico, che vede una ragazzina morbosamente attaccata alla madre, diventare un’assassina dopo aver avuto diverse esperienze erotiche fallimentari.
La Dionisio è brava come ragazzina quattordicenne che scopre il sesso e si destreggia al meglio in una situazione difficile, interpretando magistralmente un personaggio scontroso e solitario che al tempo stesso riesce a mostrarsi forte e deciso.
Ed è bravissimo Valerii a guidarla, a soli 19 anni, entro una psicologia tanto complessa.
Speriamo, presto, di vederla nella versione integrale e sul grande schermo, perché è proprio con questa che vorremo aprire il tributo aquilano a Valerii.
Naturalmente soldi permettendo.
Carlo Di Stanislao
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