(Di Carlo Di Stanislao) E’ piaciuto molto “L’intervallo”, piccolo film di Leonardo Di Costanzo, presentato a Venezia, in uscita nelle sale dal 6 Settembre, per la distribuzione di Luce Cinecittà, con Alessio Gallo e Francesca Riso, nel ruolo di due giovani che, dopo una iniziale e reciproca ostilità, si trovano a vivere una forte intimità fatta di scoperte e confessioni reciproche e trovano il modo di riaccendere i sogni e le suggestioni di un’adolescenza messa troppo in fretta da parte, vivendo così in un improvviso “intervallo” dalle loro esistenze precocemente adulte.
Un film piccolo ma da premiare e per molti svariati motivi e che comunque, oggi, alle 14,30, ha già vinto l “Best Innovative Budget”, consegnato in una cerimonia all’Excelsior.
Da premiare, in primo luogo, perché è riuscito a trovare un mix di finanziatori nazionali ed internazionali, pubblici e privati, quali Rai Cinema, RSI, ZDF, ZDF-ARTE, MIBAC, Ufficio Federale della Cultura (CH), Cineteca di Bologna, Teatro Stabile Napoli, Film Commission Regione Campania, per la realizzazione di un film innovativo con artisti non professionisti, recitato in dialetto napoletano.
Il premio ricevuto, intende anche sottolineare l’importanza dell’approccio internazionale con l’obiettivo di stimolare le collaborazioni tra Regno Unito e ‘Italia nel settore delle industrie creative e, ad assegnarlo, Vic Annells, Console Generale di S.M. Britannica e Direttore Generale per il Commercio e gli Investimenti, alla presenza del Dr. Luca Peyrano, Head of Continental Europe, Primary Markets di Borsa Italiana.
E oggi si è anche appreso che, giustamente, Il film – verrà premiato anche il prossimo 24 gennaio, a Milano a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana, nel corso della 6a edizione della cerimonia UK – Italy Business Awards, che riunisce nomi di spicco nei campi dell’industria, economia e cultura italiana.
La prima Nazionale, i 5 settembre, al Lumiere: la prestigiosa sala della Cineteca di Bologna, alla presenza dello stesso regista.
E, per inciso e tanto per ricordare quante sproporzioni autoriali e differenti poetiche il cinema può contenere, il giorno dopo al Lumiere sarà mandato Falstaff di Orson Welles, nella versione definitiva spagnola (Campanadas de medianoche), restaurata dalla Filmoteca Española, in cui il grande maestro riesce in un sol colpo a narrare il cinismo della politica moderna, a interpolare diverse tragedie del Bardo, e a commentare metaforicamente il proprio ruolo di creatore e cantastorie. Eccezionale anche l’interpretazione di Walter Chiari, più unica che rara.
Il film, fra l’altro, aprirà una serie di proiezioni dedicate ai restauri realizzati dalla Cineteca di Bologna e dal suo laboratorio L’Immagine Ritrovata, tra cui La decima vittima di Elio Petri (venerdì 7 settembre ore 20.45), Il caso Mattei, presentato a Venezia in occasione del Leone d’Oro alla carriera a Francesco Rosi (sabato ore 20.15), e molti altri.
In arrivo, puntualmente, l’omaggio per il centenario della nascita di Michelangelo Antonioni (compirebbe cento anni il 29 settembre), con una lunga retrospettiva.
Tornando in Laguna, oggi è stata la giornata regista coreano Kim Ki-Duk (‘Ferro 3’), accolto in conferenza stampa con un forte applauso. Anche alla proiezione del suo diciottesimo film, ‘Pieta” (nelle sale italiane dal 14 settembre), in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, i giornalisti si sono fatti sentire. A quattro giorni dalla fine del festival il lungometraggio di Kim Ki-Duk si candida con forza tra i più accreditati al Leone d’oro. Un film duro e violento che il cineasta dedica “a tutta l’umanità’ perché stiamo vivendo un momento di crisi profonda dovuta al capitalismo”, commenta. E proprio di capitalismo estremo parla il suo film “e delle conseguenze che ha sulle relazioni umane” dice il regista. ‘Pieta” e’ un film che riesce a sprigionare, seguendo la vicenda dello strozzino Kang-do (Lee Jung-jii) e della donna misteriosa Mi-sun (Cho Min-soo), un caleidoscopio di sentimenti, dal dolore all’odio, dalla vendetta all’amore materno, dalla pieta’ al perdono. “Il film racconta l’essenza umana e la possibile salvezza dell’umanità’ attraverso il recupero di determinati valori”.
La vicenda narra dello strozzino cinico senza famiglia Kang-do che amputa i creditori per poter ottenere i rimborsi dovuti agli usurai da cui e’ stato ingaggiato. Un giorno bussa alla sua porta una donna, interpretata dalla bravissima Cho Min-soo dichiarando di essere la madre che lo aveva abbandonato trent’anni prima. In realtà sta solo meditando di vendicare il figlio suicida proprio a causa di un debito. Una madre che convoglia tutti i sentimenti possibili e che per certi versi rimanda al dolore della Vergine Maria dopo la morte del Cristo.
“I miei personaggi sono l’interpretazione del mondo che vedo in questo momento – afferma Ki-duk – si muovono senza radici ne’ memoria, il solo interesse che hanno e’ per il denaro”. La violenza e’ imprescindibile per il racconto? “Il lato oscuro, la crudeltà e’ necessaria per poter parlare di luminosità, di valori positivi”, commenta il regista che dice di essere rinato dopo il periodo di crisi esistenziale raccontato in ‘Arirang’.
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