(Di Carlo Di Stanislao) “Il buono, il matto e il cattivo” (anche nell’originale inglese”), è stato pubblicizzato come il “primo western coreano” (cosa non vera) e come “il film coreano più costoso di tutti i tempi” (17 milioni di dollari) e questo è invece verissimo. Film da vedere e che ha fatto piazza pulita al 29° Blue Dragon Film Awards, portandosi a casa quattro premi (Miglior Regia, Scenografia, Fotografia e Premio del Pubblico) e, in sovrappiù, un premio per la Miglior Regia al 41° Festival di Sitges, tutti riconoscimenti meritatissimi. Dichiaratamente ispirato a “Il Buono, il Brutto e il Cattivo”, da cui riprende, titolo, incipit con la presentazione dei personaggi e l’estenuante duello finale, lascia da parte il gusto un po’ greve dell’epica “leoniana” e scantona verso il divertito trastullo orchestrato con classe sopraffina: pura energia cinematica in movimento e piacere orgasmico della visione. Lo sfondo non è più la guerra di secessione degli Stati Uniti, ma la Manciura degli anni ’30, con le battaglie fra l’esercito indipendentista coreano e gli occupanti giapponesi. Con una mappa del tesoro difficile da decifrare ed una sequenza finale che è una variante dei meccanismi ideati dal maestro italiano, un western in salsa wuxia, condito con Tarantino, ma anche con Tonino Valerii e Enzo Barboni. Nel cast tre star del cinema coreano, ancora non molto conosciute in occidente: il cacciatore di taglie Jung Woo-sung (il buono), il maledetto killer dandy Lee Byung-heon (il cattivo) e lo strampalato ladruncolo Song Kang-ho (il matto), con una interpretazione che conquista lo spettatore e lo tiene inchiodato, dall’inizio alla fine. La messa in scena è lussureggiante: cromatismi abbaglianti, e, soprattutto, sequenze d’azione superlative, dalla stupefacente rapina al treno, dove avviene la prima collisione tra i tre protagonisti, alla sparatoria in un mercato affollato, fino alla straordinaria caccia nel deserto, dove si incontrano e si combattono i banditi, l’esercito giapponese e i coreani. Nella sua realizzazione, il regista Kim Ji-woon, ha definito un nuovo standard, difficilmente superabile, per il film d’azione.
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