“F” come Fame
(di Mons. Giuseppe Molinari) – Un giorno un missionario, reduce da un viaggio in oriente, mi raccontava la sua esperienza sconvolgente. Era stata in una grande città dell’India e, mentre camminava, aveva visto ai bordi delle strade tanti cadaveri umani. Già questa è un’esperienza terribile. Ma il missionario mi confidava che fu ancora più terribile che dopo qualche ora di quello spettacolo drammatico quei corpi di tante persone, quasi tutte morte per fame, non lo turbavano più: si era abituato! In fondo è quello che succede anche soprattutto a noi, abitanti del ricco Occidente: ascoltiamo ogni giorno le incredibili statistiche di uomini, donne e bambini che muoiono di fame (si contano quelli che muoiono, in tutto il mondo, ogni minuto). Ma sono numeri che, ormai, non ci dicono più nulla.
Anche noi, purtroppo, ci siamo abituati! Ma non è giusto, anzi è scandaloso abituarsi a questa immane tragedia quotidiana. E, allora, che cosa possiamo fare? Penso, che non dobbiamo chiudere gli occhi e rifiutare di conoscere la realtà anche più scomoda e drammatica.
Conoscere è il primo passo per poter amare. Per noi credenti, poi, occorre pregare. Chiedere al Signore che ci aiuti a ricostruire un mondo più giusto, più fraterno, dove c’è posto per tutti. Ma, appunto, il Signore vuole il nostro contributo, anche piccolo. Ai bambini rivolgo sempre un indovinello: “Quanto tempo occorre per pulire Parigi?”.
Le risposte sono sempre le stesse: 100, 200, 300 anni! E invece basta solo un quarto d’ora, perche ognuno pulisca davanti a casa sua! La Beata Teresa di Calcutta, la grande apostola dei poveri del XX secolo, amava ripetere che l’oceano è fatto di tante piccole gocce. Se ognuno di noi porta una goccia di bontà nasce e cresce un oceano di buone azioni, di aiuti concreti al prossimo, di profondi ed efficaci gesti di amore, di leggi più giuste capaci di trasformare l’attuale disordine economico mondiale in un vero ordine. E certamente il mondo sarà più bello.
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